martedì 26 ottobre 2010

..:: Astral Project ::..

Titolo: Astral Project
Sceneggiatore: Marginal
Disegnatore: Syuji Takeya
Pubblicato in Italia da: J-Pop
Anno: 2005
Numero volumi: 4

La trama in breve:
Masahiko Kogure è un giovane giapponese che, dopo aver abbandonato la propria famiglia a causa di forti contrasti con il padre, vive a Tokyo facendo da autista per escort di lusso.
Una notte, riceve una telefonata da una sconosciuta che lo informa di una terribile notizia: sua sorella Asami si è tolta la vita. Tornato a casa dai propri familiari, il ragazzo raccoglie l’ultimo cd che la giovane aveva ascoltato prima di darsi la morte e, dopo averlo ascoltato, vive un’esperienza extracorporea: sulle note delle melodie contenute nell’album - che poi si scoprirà essere un’esecuzione mai pubblicata di Albert Ayler -, Masahiko riesce a fuoriuscire dal proprio corpo sotto forma di spirito astrale.
Indagando sulla straordinaria sensazione sperimentata, ipotizzando che sua sorella potesse essere morta dopo aver  vissuto qualcosa di analogo senza poi riuscire a tornare nel proprio involucro mortale, il ragazzo inizia a raccogliere informazioni sul cd di cui è entrato in possesso e contatta Yukari Shindo, amica di Asami e autrice della telefonata, per saperne qualcosa di più sui motivi che l’hanno portata alla morte. Sembra infatti che frequentasse chat e spazi web appositamente dedicati ad aspiranti suicidi.
Una ricerca a cui si aggiunge il crescente interesse che Masahiko matura per le esperienze extra-corporee e che lo porteranno, nel corso della narrazione, a scoprire nuovi confini e dimensioni esistenziali. Sperimentando le potenzialità di un’esistenza astrale, vagabondando nel cielo notturno o per le vie di Tokyo, Masahiko sarà costretto a mettersi in gioco, a rivedere il senso profondo dell’esistenza e a confrontarsi con altri spiriti a lui affini in grado di esistere anche sul piano etereo. Tra questi ci sono Misa, una ragazza di cui finirà per innamorarsi, l’anziano vagabondo Zampanò, il mostro Melmoso e un uomo “bidimensionale” uscito da un libro di illustrazioni di Francis Bacon.
Parallelamente a tutto ciò, Masahiko verrà a scoprire dell’esistenza di un progetto statunitense denominato Astral Project al quale lavorano ricercatori e studiosi americani in collaborazione con un uomo misterioso di nome Shiga che, in passato, aveva avuto a che fare con Asami e con la quale continua ad incontrarsi.

Il mio commento:
Pubblicato e distribuito in Italia dalla promettente J-Pop, Astral Project è una mini serie costituita da 4 volumetti edita in Giappone nel 2005 che rappresenta una piccola perla nell’immenso oceano di pubblicazioni che mensilmente vengono proposte sugli scaffali di edicole e fumetterie.
Disegnato da Takeya Syuji e sceneggiato da Marginal (vero nome Garon Tsuchiya, già autore di Old Boy), il manga appartiene al genere thriller e, di certo, costituisce una lettura destinata ad un pubblico adulto. Le tematiche trattate ed il ritmo narrativo caratterizzano l’opera come un prodotto maturo, senza dubbio lontano dalle ambientazioni fantastiche e dalla concitata azione pirotecnica presente in numerosi manga prevalentemente pensati per essere consumato da un pubblico giovane.
Lo stile grafico è discreto e piuttosto efficace, migliora mano a mano che la narrazione procede, ma si assesta su un livello medio. Il tratto è deciso e ben marcato, semplice ma non troppo. Per l’uso ridotto di tecniche che fanno uso del pc, la grafica del manga sembra discostarsi da quelle di opere moderne che tendono invece a coniugare tavole particolareggiate e uno stile molto pulito ma sofisticato (penso ad esempio a Hiroyu Oka e al suo Gantz oppure a Kazushi Hagiwara, autore di Bastard!!).
Ciononostante il realismo ricreato dal disegnatore è più che convincente e impreziosito da alcuni dettagli su cui, con passione, sembra indugiare: gli album di Albert Ayler, i poster dei film di Fellini o le solitarie ambientazioni spaziali da cui Melmoso e l’”uomo” di Francis Bacon osservano la Terra sono solo alcuni esempi di tutto ciò.
La narrazione e la trattazione di tematiche profonde sopperiscono comunque all’aspetto grafico portando il lettore a riflettere sui concetti di vita, di morte, di esistenza e alienazione. Elementi particolarmente presenti e oppressivi nell’attuale società giapponese di cui, comunque, vengono presentati gli aspetti più nascosti e meno noti.
Assieme a Masahiko, un ragazzo apatico e molto distaccato, quasi insensibile alla vita e ad ogni stimolo in generale, il lettore entra in contatto con una realtà immateriale che continuamente crea tensione e inquietudine. Ogni riferimento immanente, ogni certezza materiale viene infatti messa a dura prova nello scoprire strati e strati di esistenza invisibile nel mondo etereo che, abitualmente, le persone comuni nemmeno percepiscono. La vita moderna, questa una delle denunce che lo sceneggiatore e disegnatore sembrano lanciare, porta infatti a cedere a dinamiche meccaniche e ad impulsi primordiali legati alla sopraffazione e al consumismo. I bisogni indotti dal sistema economico, la frenesia del presente, la degenerazione dei costumi, la solitudine e la pressione che la società riversa sulle persone comuni le rendono insensibili e incapaci di cogliere aspetti esistenziali che, invece, riguardano la spiritualità e alimentano la tensione verso l’assoluto che invece mai si dovrebbero ignorare.
In tutto questo, la scelta di un anti-eroe come Masahiko, un personaggio che sembra quasi alieno e inumano, più un automa privo di sentimenti e pulsioni di qualsiasi genere, anche di natura sessuale, risulta abbastanza azzeccata nel portarci via via a scontarci con aspetti della moderna realtà quali l’eccessiva dipendenza dalla tecnologia, la solitudine, la corruzione, il vizio, il degrado. Sfaccettature della società attuale che, nel bene o nel male, più o meno consapevolmente, condizionano e cambiano le persone.
Anche il fatto di scegliere due personaggi inanimati come compagni nel viaggio astrale di Masahiko può sembrare una sorta di provocazione nei confronti di quelle persone che, anziché vivere, sembrano esistere e basta. Oltre a ciò va comunque considerato che nella cultura giapponese anche gli oggetti possono venir posseduti e, in tal senso, l’illustrazione fuoriuscita dal libro di Francis Bacon nonché il mostro Melmoso – che in origine era un modellino di un otaku – non sono altro che un ammiccamento a questa convinzione. Al contempo, la loro condizione ed il loro punto di vista “inumano” risultano funzionali all’autore per introdurre riflessioni sull’evoluzione della società, sui tempi moderni e sulle dinamiche che si vanno via via imponendo mano a mano che l’uomo diventa schiavo dell’economia e della tecnologia. Si potrebbe quasi dire che, quella tratteggiata da questi due personaggi atipici, è un’umanità vista dal di fuori, dagli occhi di un alieno. Ma non per questo ne viene proposta una visione superficiale o poco acuta.
La scelta invece di una spalla come Zampanò, anziano e disadattato, con una vita ai margini della società così come quella di una giovane esuberante come Misa contribuiscono a far risaltare l’indifferenza ed il carattere  solitario ed indipendente di Masahiko il quale, tutto sommato, ha raggiunto un certo qual status sociale che gli consente tranquillità e benessere. Eppure, quella del ragazzo appare come una sorta di non vita, una perenne condizione di vuota apatia sospesa tra un mondo verso cui non prova nulla e un altro di cui ignora limiti e dinamiche.
La musica è un altro elemento che caratterizza fortemente questo Astral Project e che, per certi versi, rappresenta un fattore di novità nel contesto di un’opera nipponica ambientata a Tokyo. Non ci sono giovanissime idol né tanto meno gruppi j-rock, bensì è la musica jazz ad essere posta al centro del fenomeno  di astrazione che Masahiko, e non solo, sperimenta. Il cd che il protagonista ascolta per uscire dal proprio corpo sotto forma di spirito fa riferimento al noto jazzista Albert Ayler. Al di là di possibili preferenze musicali da parte degli autori, sembra che la scelta di inserire tale riferimento nel contesto del manga sia da relazionarsi con la capacità di alcune canzoni del noto sassofonista di evocare il concetto di solitudine, senza contare che proprio nel 2004 è uscita una raccolta contenente alcuni suoi brani inediti e che il titolo di una delle sue opere più note, Ghosts, ammicca alla condizione in cui vengono a trovarsi i corpi astrali.
L’elemento musicale, di pari passo agli accenni al pittore figurativo Francis Bacon o alle opere di Fellini – Zampanò è il nome del personaggio interpretato da Anthony Quinn ne “La Strada” – può essere visto come un tocco di eclettismo così come un invito degli autori di questo manga a cercare nuovi riferimenti, nuovi stimoli, nuovi interessi.
Anche al di fuori del contesto culturale giapponese, se non di se stessi.
A prescindere che sia possibile indurre esperienze extra-corporee o che il concetto di corpo astrale rimanga solamente una convinzione religiosa e/o filosofica di lunga tradizione, nata con Platone e affrontata in tempi più recenti anche da studiosi quali Freud e Jung, il fenomeno delle esperienze extra-corporee appare più un espediente per creare mistero e introdurre elementi occulti nella narrazione. Garantendo al contempo la possibilità di esplicitare questioni filosofiche, politiche e sociali. In fondo, proprio il liberarsi dall’involucro corporeo soggetto a vincoli terreni, ovvero l’affrancarsi da dinamiche materiali ed economiche assillanti e opprimenti, è un modo per far riflettere e provocare il lettore. Un modo efficace per modificare i suoi riferimenti e i punti di vista per portarlo ad osservare con occhi diversi la società in cui egli vive. Probabilmente il significato che questo Astral Project può veicolare cambia in base al tipo di pubblico e al contesto in cui è immerso, ma credo che alcuni messaggi e considerazioni possano considerarsi universali e valgano anche al di fuori del territorio giapponese.
Uno dei rischi moderni che viene denunciato è infatti quello di cedere alla propria sensibilità, omologando la propria personalità alle imposizioni che ci piovono dal sistema, cedendo alle pressioni che più o meno direttamente assorbiamo dal mondo esterno e che ci costringono a trovare riparo nel coltivare interessi alienanti e privi di spessore culturale. Tendenze che portano ad un certo qual appiattimento individuale e globale, ad una sorta di condizione di morte apparente da cui si può e si deve sfuggire. Astraendosi da tutto ciò per cercare sentimenti e sensazioni vitali e autentiche. Reali.

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