sabato 19 marzo 2011

..:: Un solo destino - Prima Generazione ::..

Titolo: Un solo destino - Prima Generazione
Autore: Alessandra Paoloni
Editore: 0111 Edizioni
Genere: Fantasy
Pagine: 140

La trama in breve:
Airen ed Anika, sorelle rimaste orfane di padre in tenera età e separate da bambine, crescono in mondi totalmente diversi: la prima come serva di Siderin, dispotico e spietato signore dei colli Atrùgeti, la seconda nella sua casa natale a contatto con una natura misteriosa e incontaminata. Ma entrambe, a seguito della morte della madre, ben presto si ritroveranno ad affrontare lo stesso destino: continuare gli studi dei loro genitori, appassionati del lato mistico della natura (fonte IBS)

Il mio commento:
Premetto che ho letto questo libro nell'ambito di una catena di lettura promossa su Mondi Paralleli.
Il titolo proposto non mi pare eccessivamente originale ma è abbastanza azzeccato, in linea con la storia narrata nel romanzo. Quel "Prima generazione" invece sottintende un seguito, ovvero "Heliaca e la pietra di luce – Seconda Generazione", sempre per 0111 Edizioni, che però non ho letto ma che ugualmente segnalo.
La copertina del romanzo, morbida, è sufficientemente suggestiva e coerente; in particolare l'ho apprezzata per il contrasto che si crea tra il mondo naturale e l'ombra. Un chiaro riferimento a misteri e creature fantastiche che popolano i boschi.
Veniamo invece alla storia in sé e a tutto il resto.
La mancanza di un indice (non ve n'è traccia all'inizio né alla fine) è un po' sospetta, così come l'introduzione e la prefazione le quali lasciano intendere che il romanzo non è esattamente opera dell'autrice. Si tratterebbe invece di un testo ritrovato e successivamente trascritto. Qualcosa di antico, insomma, e che forse andava pubblicato sotto un altro nome per evitare problemi di copyright e plagio. In realtà presumo che si tratti solo di un escamotage (personalmente poco gradito) per attribuire maggior dignità al testo, come se si trattasse di una preziosa eredità. Qualcosa di analogo a quel che fece il buon Manzoni con i Promessi Sposi.
Sorvolando quindi sulle perplessità in merito a tale scelta e, di conseguenza, sul reale destinatario di critiche e  commenti, il lettore viene trascinato subito nel bel mezzo della narrazione, a seguire le vicende che vedono protagoniste le due sorelle Anika e Airen. Tutto si svolge in un mondo simil-medievale, in un villaggio che possiamo collocare tranquillamente in Italia. Ecco, sulla geografia e le distanze credo che l'autrice - o l'anonimo proprietario delle pagine ingiallite di cui sopra - avrebbe dovuto dedicare maggior attenzione: il mondo descritto è piuttosto minuscolo ma i tempi di percorrenza dei tragitti variano a seconda delle necessità. Pochi minuti o interminabili ore in base alle esigenze. In ogni caso, al di fuori di villaggio, castello, monastero e bosco non sembra esistere molto altro, nemmeno un villaggio con cui commerciare. Al limite un posto lontano in cui andare a combattere per la fede.
In definitiva, l'ambientazione proposta è un po' semplificata e andrebbe rivista.
L'intreccio, che si svolge nell'arco di pochi giorni, è invece già più curato ma il numero limitato di personaggi non contribuisce a renderlo particolarmente approfondito e complicato seppure apprezzabile e abbastanza coerente. Non ho grandi cose da segnalare in merito agli eventi descritti o alle sensazioni evocate dalla lettura: lo stile dell'autrice è comunque piuttosto buono e agevola il coinvolgimento del lettore, trascinandolo in un mondo perduto nel quale la natura ha un ruolo determinante. Nella descrizione dei paesaggi naturali, c'è un che di mitologico e di romantico che credo costituisca uno degli aspetti più interessanti dell'opera e faccia emergere la passione dell'autrice (o dell'anonimo, ecc...) nell'osservazione e nel cogliere le sfumature che rendono preziosa e magnifica ogni creatura del bosco.
Si percepisce però una certa qual mancanza di esperienza che permette a talune ingenuità di fare capolino qua e là, senza rovinare il piacere della lettura ma minando, nel complesso, la bontà del testo. La mancanza di nomi propri per i personaggi secondari, ad esempio, il manifestarsi di certi "poteri" (vedasi la chiaroveggenza di Airen) o il comportamento e l'interpretazione dei comportamenti altrui operata dalle due sorelle. Personalmente, e scusate per lo spoiler, se io odiassi una persona e mi ritrovassi dinnanzi a costui, dopo avergli procurato dolore, mentre questi mi da le spalle e soffre, o comunque è distratto, non ci penserei un attimo a infierire o a cercare un'arma. Tanto più se non ci sono testimoni e se il tizio in questione viene presentato come un odioso nobile arrogante. Carnefice, addirittura, viene chiamato (ma non si sa perchè...). Invece, nel libro, la detentrice di tanto odio preferisce tentare la fuga. Peggio ancora sua sorella che, pur venendo incalzata dalle frecce esplosive di creature misteriose (non possono parlare o scrivere?) istintivamente pensa di non correre alcun pericolo, anzi, di trovarsi di fronte ad esseri pacifici e bonari. E quando invece cooperano, per andare a seppellire la madre, nel bosco, le due superano se stesse: al di là del tempo immane che ci impiegano per giungere sul posto (in seguito saranno sufficienti pochi minuti di cammino), non portano con sé né una torcia né una pala...
Questo solo per citare alcuni esempi (ci sarebbe poi quella faccenda del chiavistello della torre: a volte serve la chiave, altre no...e quella insignificante indifferenza verso il bosco che brucia nel finale...) sui quali, per carità, si può anche chiudere un occhio (visto che si tratta di un manoscritto recuperato :-P) ma ugualmente rendono frustrante la lettura. Questo, unitamente alle numerose ripetizioni che si rincorrono, anche a causa della mancanza di nomi propri per i personaggi marginali e per il numero limitato di quelli principali che, tutto sommato, sono discretamente caratterizzati anche se, forse, un po' stereotipati.
In conclusione, c'è del buono in questo romanzo, ma il contenuto andrebbe maggiormente sviluppato e rivisto per garantire un'esperienza letteraria decisamente migliore. A maggior ragione se questo "Un solo destino" costituisce l'incipit di una saga.


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