mercoledì 5 dicembre 2012

..:: Malapunta ::..

Titolo: Malapunta
Autore: Morgan Perdinka
Curatore: Danilo Arona
Editore: Edizioni XII
Genere: horror, noir, gotico
Pagine: 360

La trama in breve:
C’è una piccola isola tra la Toscana e la Corsica, simile a una lancia di granito, che fora il Mediterraneo e punta minacciosa il cielo.
Su quell’isola si sogna.

Un uomo che ha perso l’amore e desidera solo lasciarsi morire. Un gruppo di persone che fanno della sopravvivenza il loro credo. Un clandestino cresciuto nelle fogne di Bucarest. Uno scienziato visionario e uno strano esperimento.
Un delitto orribile, tra le rovine degli antichi Druidi.
E la Fine del Mondo.

Il capolavoro di Morgan Perdinka, scritto nel 2003 – quattro anni prima del misterioso suicidio dell’autore –, pubblicato per la prima volta, riscoperto e presentato dal maestro Danilo Arona.
(fonte Edizioni XII)

Il mio commento:
"Io sono un sogno che sogna di inghiottire chi mi sogna"

Ancora una volta Edizioni XII si dimostra un'ottima realtà editoriale, capace di proporre testi di ottima qualità e dall'accattivante attrattiva estetica. 
Senza scordare lo sconto che propone ai soci di TdC (quale sono ^_^) che rende ancor più invitante l'acquisto dei suoi libri...
Ad ogni modo, con Malapunta, non ci troviamo certamente di fronte a un titolo di facile e immediata fruizione. E proprio per questo, la soddisfazione e la profondità che la lettura regala può risultare molto gratificante e stimolante.
Sin dalle prime pagine, già leggendo la lunghissima introduzione suddivisa in parti e intitolata "Della magnificenza delle zone di confine", si avverte la sensazione di trovarsi dinnanzi a un'opera sfaccettata e intensa, ricca e complessa. Ecco allora che pian piano il lettore viene persuaso a riconsiderare sotto una nuova ottica quello che, fondamentalmente, è il mondo reale e quello che risulta essere il mondo onirico, quello delle suggestioni irreali e fantastiche, permeato di energia primigenia e arcana 
Da subito, lo ammetto, non capivo dove l'autore volesse condurmi o, addirittura, se la narrazione non avesse già avuto inizio attraverso le vivide e - talvolta - surreali parole di Perdinka. D'altra parte, non capita spesso di venir svegliati nel cuore della notte da una telefonata ricevuta da...se stessi! 
In realtà, l'inizio vero e proprio, giunge subito dopo questo incipit preparatorio. 
L'inizio, già...come se in effetti ci fosse un vero e proprio inizio. O una fine. Credo che l'immagine di una spirale o di un labirinto sia più efficace nel rendere l'idea che, fondamentalmente, Malapunta propone.
Capiamoci: il testo ha una sua completezza, un suo sviluppo ben definito, un'ambientazione studiata e approfondita, ma tutto questo è ben lungi dal concedere un'esperienza letteraria lineare e limpida. 
E non è, badate bene, affatto un difetto dell'opera.
La storia, così come i personaggi, possiedono più di un "livello" di esistenza. Ok, non è la miglior definizione che potevo escogitare ma d'altra parte, non vorrei nemmeno rovinare la lettura iniziando a sviscerare le molteplici identità dei protagonisti della storia. Personaggi che, nell'arco delle circa 360 pagine di libro, interagiscono in modo differente tra loro, creando parallelismi e forti rimandi. 

Laddove sogno e realtà si fondono e si richiamano l'un l'altro, diviene infatti complicato stabilire dove risieda il vero o quale sia la parte di storia che effettivamente risulta essersi attuata nel mondo immanente. Soprattutto se questo nostro mondo raggiunge una soglia limite e rivede le proprie dinamiche, siano queste la rotazione attorno al proprio asse, il ritorno dal regno dei morti o la comparsa di creature mostruose e terrificanti. 
Tutto quanto viene descritto dall'ottima penna dell'autore, potrebbe in realtà essere inteso come totalmente onirico e irrealizzato, frutto dell'immaginazione di un qualche narratore sognante (il lettore stesso?). In fondo, nel cielo, spesso e volentieri compaiono baluginanti lampi arancioni, ammiccamenti al fatto che, forse, il SynchroDreamer è ancora in attività...
Leggendo Malapunta, ho avuto anche la presunzione di intuire come stessero le cose. In fondo, Inception di Christopher Nolan, The Matrix dei Wachowski ma, soprattutto, Mulholland Drive di David Lynch mi avevano preparato a certe dinamiche narrative, all'interazione tra mondo reale e mondo sognato.
Mi sbagliavo.
In Malapunta si va ben oltre: l'autore porta il lettore letteralmente a spasso nel tempo e nello spazio di un mondo che, complice la risonanza di Schumann, perde IL confine. Ed è allora che si verifica il totale spiazzamento del lettore che, perduto ogni riferimento, non ha più la possibilità di orientarsi e discernere ciò che è "concreto" da ciò che non lo è. 
Non si ha nemmeno percezione di quanto a fondo si sia scesi nel sogno, ammesso che di sogno/incubo si parli. Voglio dire: se un certo personaggio, Nico Marcalli, dovrebbe esistere solamente in qualità di "persona sognata" da altri...allora può valere anche il contrario, no? Potrebbe benissimo essere Nico il sognatore e tutti gli altri creature immaginarie. Lo stesso potrebbe valere per Gabry (e chi non la sognerebbe una così...), ma anche per Hasany Dragan, Pietro, Serena, Gionata, Carmine e via dicendo.
A tal proposito,  potrebbe risultare più che eloquente la frase (tratta dal libro, ovviamente) che ho riportato all'inizio di questo mio commento e che può davvero fornire ben più di un'idea su quello che risulta essere il labirinto proposto dall'autore che indugia sulle vicende, descrivendole, cambiando la nostra prospettiva, ampliandole, cambiandole, rivelandole e mutandole al contempo...così come parallelamente avviene per i personaggi dell'isola, di quella stessa Malapunta che rivela essere un punto nevralgico per la madre terra Gaia nonché sede di un'antica comunità druidica sterminata dalle armate romane di Nerone. Una sparuta congrega di misteriosi conoscitori di poteri arcani e di rituali occulti con cui dominare il tempo, lo spazio e le dimensioni dell'esistenza.
Sostenuta da uno stile e da un ritmo perfetto e mai eccessivo, volutamente ossessivo talvolta, ma sempre originale ed efficace, vibrante e vivido nel raggiungere il lettore, la narrazione procede senza sbavature nonostante, appunto, i frequenti cambiamenti a cui sono sottoposti personaggi, luoghi e vicende. 
Non è tanto l'orrore manifesto a creare soggezione e inquietudine - nonostante omicidi, stupri, le Bandree e il dio Thorn che troneggia sull'isola maledetta - quanto la perdita di riferimenti e il senso di ineluttabile destino che si respira. Lovecraftiano, dicono alcuni nei loro blog ma io,che non ho mai letto alcunchè del signor H.P.L., non lo posso affermare. 
Ad ogni modo, terrore cosmico o potere ancestrale a parte, c'è un disegno, lo si avverte, che governa le storie dei personaggi del libro, persone reali o meno che siano, predestinate e collegate l'una all'altra sul piano reale così come nel mondo onirico. Redivivi alla ricerca di esperienze al limite della sopravvivenza oppure anime intrappolate nel limbo del tempo ma smaniose di sopravvivere e continuare ad incontrarsi e ad amarsi nell'arco dei millenni nonostante interferenze, maledizioni e una certa qual cappa d'orrore che incombe e, nella parte finale, finisce con l'esplodere.
Forse, questo sì, nella parte conclusiva si assiste ad un rallentamento e abbassamento di tono, per concedere spazio alle spiegazioni e riportare, lentamente, il lettore alla realtà del mondo concreto lasciandolo con la consapevolezza di aver vissuto un'esperienza complessa e sfaccettata come solo i sogni e gli incubi sanno regalare.
Mi rendo conto comunque di non esser stato prodigo di riferimenti, di indicazioni sui personaggi proposti, né tanto puntiglioso sulle vicende narrate ma trovo che parlarne rischierebbe di svelare e di sminuire, erodendo quella patina di prezioso mistero che invece deve rimanere intatta per concedere a un nuovo lettore di avventurarsi sull'aspro e brullo terreno di Malapunta.
Un plauso per finire all'autore del testo sul quale - lo so, sembra che lo faccia apposta - credo di non potermi dilungare più di tanto.




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