domenica 23 giugno 2013

..:: La Fattoria degli Animali ::..

Titolo: La Fattoria degli Animali
Autore: George Orwell
Editore: Mondadori
Genere: romanzo satirico
Pagine: 140

La trama in breve:
Gli animali della fattoria padronale (Manor Farm in lingua originale) decidono di ribellarsi al padrone e di instaurare una loro democrazia. I maiali Napoleon e Snowball capeggiano la rivoluzione che però ben presto degenera. Infatti Napoleon, dopo aver bandito Snowball, introduce una nuova costituzione: "Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri". La dittatura e la repressione fanno riappacificare gli animali con gli uomini che ormai non appaiono più agli ex-rivoluzionari molto diversi da loro. (fonte IBS)

Il mio commento:
Considerato uno dei 100 migliori romanzi, secondo il Time, La Fattoria degli Animali è in effetti un'ottima lettura che, seppure mascherata da favola (ma spero non per questo ignorata dagli adulti...), propone al lettore una visione lucida e critica dei totalitarismi. In effetti, la stesura originale era focalizzata sul regime sovietico (difatti, le dinamiche proposte ripercorrono certe tappe o certi elementi relativi all'affermazione del comunismo in Russia, vadasi i cani come la polizia segreta di Stalin, il mulino a vento che  simboleggia l’industrializzazione della Russia, inizialmente osteggiata da Stalin e causa di forti attriti con Trotsky, Snowball nel libro, le purghe staliniste del 1936-1938...) ma lo scenario proposto da Orwell possiede un valore universale e piuttosto attuale. Seguendo lo sviluppo della rivoluzione operata dagli animali per guadagnarsi libertà e uguaglianza, il lettore assiste all'evoluzione di forme politiche totalitarie e repressive che, a ben pensarsi, non sono poi molto lontane dalla verità.
I maiali del testo divengono dei despota, degli ipocriti manipolatori, attenti al proprio tornaconto ma oppressivi e spietati nei confronti di quegli stessi "compagni", cittadini forse è meglio, con cui hanno vissuto le medesime dinamiche di "schiavitù" iniziali. 
E' interessante notare come, leggendo il testo, un esterno si avveda di ingiustizie, menzogne, calunni e ipocrisie mentre personaggi interni alle vicende (gli animali, oppure le popolazioni che vivono durante la costituzione e il rafforzamento di un "regime") né siano del tutto in balia, confusi e poco obiettivi nel focalizzare i cambiamenti in atto, soprattutto quelli svantaggiosi o peggiorativi delle loro condizioni. Un processo che è reso possibile dall'ignoranza (non tutti sanno leggere, alcuni animali afferrano solo alcune nozioni...diversamente, i maiali studiano, imparano, progettano...) e dalla manipolazione delle informazioni oltre che dei fatti realmente avvenuti. I comandamenti, infatti, vengono di volta in volta modificati o cancellati per meglio rispondere alle esigenze della classe dirigente così come certi fatti "storici" vengono via via stravolti o volutamente rimaneggiati per modificare l'opinione del "popolo". Elementi questi che lo stesso Orwell ripropone, in modo più esteso e dettagliato, in 1984 nel tentativo di educare lettori e società dei pericoli interconnessi con la manipolazione delle informazioni che sposta l'attenzione delle masse e ne plagia il pensiero.
Oltre a ciò, un'altro aspetto del testo che mi ha molto amareggiato è relativo al ruolo degli animali in sé: per quanto si sforzino, son destinati a ricoprire un ruolo di subordinati, di schiavi per così dire. Questo accadeva con Jones e gli umani, prima della rivoluzione animale; e questo accade, nel tempo, e con condizioni ancor peggiori, sotto il regime dei maiali. Ma, se anche una pecora, una gallina o un cavallo fossero riusciti a fuggire dalla Fattoria degli Animali, a quale destino sarebbero andati incontro? Chi li avrebbe accolti e a quali condizioni?
Nelle altre fattorie, in fondo, gli animali restano creature asservite al sistema degli umani. E se quella instaurata dai maiali la si può identificare con una sorta di oligarchia oppressiva, in che modo si dovrebbero considerare le altre aziende agricole? Anche quelle di stampo più capitalistico, intendo... quasi a dire che, per certe classi sociali, il cambiamento effettivo non è esattamente un'alternativa concreta.
O che ogni governo, nonostante premesse iniziali di equità, proceda naturalmente verso una distorsione di tale regola portando invece alla costituzione di sistemi condizionati dal vizio, dall'egoismo e da leggi ad personam.
Inquietante infine il finale, con metamorfosi a dir poco aberranti, quando cioè la distinzione tra uomo e animale si fa quasi inesistente e distinguere maiali (che parlano, scrivono, bevono, camminano a due zampe, giocano a carte...) dalle persone diviene impossibile. Un dato di fatto, questa loro somiglianza, che non può che provocare uno shock tanto nel lettore (che tuttavia ha già subodorato tale messaggio...) quanto, e forse ancor di più, negli attoniti animali che si rendono conto di ciò realizzando, al contempo, di esser stati tanto ottusi e tanto manipolati.
Solo che, a pensarci bene, una simile constatazione può avere ripercussioni assai diverse a seconda dei casi. Nel Nord Africa, ad esempio, la popolazione è insorta. In Italia invece, nonostante sia diventato ormai impossibile distinguere tra chi dice di stare a destra e a sinistra, sebbene quelle stesse persone in precedenza si siano trovate agli antipodi e per anni abbiano contribuito all'affossamento del Paese, nessuno si scandalizza e anzi ci si comporta come gli animali della fattoria: si china il capo, non si indaga o studia, ma si va avanti con l'illusione che tutto vada bene. Anzi, meglio!


PS: segnalo questa recensione qui, ad opera di Samuele, da cui ho attinto per integrare i riferimenti tra libro e comunismo.


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