domenica 30 giugno 2013

..:: Viaggio a Qingdao, Cina (4) ::..

Foto di gruppo al Shangri-La hotel,
con il maestro Angelo, Chen Le Ping,
la maestra Lin e due fratelli,
quelli a sinistra, rispettivamente
grande imprenditore ed ex-politico
Puntata numero quattro relativa alle mie dissertazioni, più o meno affidabili, sull'esperienza cinese di maggio. Questa volta parliamo di...

Cinesi doc
Oramai siamo abituati a vederli praticamente dappertutto visto che, seppur in misura diversa, cittadini di nazionalità cinese sono presenti nella maggior parte delle città italiane e piccole ChinaTown crescono in ogni dove. Gente che ci appare schiva, in merito a cui circolano i pregiudizi più disparati, e che solitamente tende a ghetizzarsi, palesando difficoltà di integrazion.
In realtà, quanto sappiamo di loro? Quanto conosciamo la cultura cinese? Dopotutto si tratta di una civiltà millenaria, che ha contribuito notevolmente allo sviluppo della vita su questa Terra ma che a scuola non studiamo per niente... mentre sappiamo almeno qualcosa della jihad tra nordisti e sudisti svoltasi negli Stati Uniti d'America...
Dissertazioni a parte, non è infatti molto facile e agevole il contatto con i cinesi, sia per lo scoglio della lingua che per certi modi di fare e di essere che, magari, differiscono assai da quelli squisitamente italiani. Una dinamica che ovviamente ha valenza biunivoca, ovvero anche da parte dei cinesi nei confronti nostri.
Per cui, diciamo, son partito alla volta della Cina un po' prevenuto, con alcune idee in mente su cosa aspettarmi da parte della popolazione indigena. La lettura di qualche articolo on-line e di un manualetto fornitomi da Ale mi hanno poi aiutato a prepararmi un poco alle public relations e alle dinamiche sociali di Qingdao, giusto per evitare gaffe ed esser sintonizzato sui loro modi di fare (il saluto, i regali, le gararchie, usanze spicciole, la numerologia...mai invocare il numero 4, mai!!!)
In realtà, mi son dovuto ricredere assai e in questo ha giocato a "mio" favore l'esser stato in Cina assieme al maestro Angelo: senza di lui infatti l'interazione con gli altri, sia per questioni complesse che per le più semplici, sarebbe stata molto più ardua e complessa e, soprattutto, non avrei avuto l'occasione di partecipare a cene, pranzi ed eventi assieme a persone cinesi. C'è stata cioè la possibilità di venir coinvolto e vivere l'esperienza cinese in modo più personale e coinvolto, meno distaccato e da turista.
Foto di gruppo con il maestro
Chen Le Ping e alcuni suoi allievi
Ecco allora che vengo a scoprire che i cinesi non si vestono come nei film wuxia e che, in realtà, sono piuttosto chiacchieroni e cordiali, al limite dell'invadente, e che nonostante siano consapevoli di essere dinnanzi a una persona che di cinese non parla niente continuano imperterriti nella propria mission di comunicazione, tentando di veicolare concetti e pensieri in tutti i modi, con smorfie o mimiche. Per fare un esempio, quando ho preso una regalino per Silvia, la commessa si è messa a mimare azioni tipo lavaggio mani, doccia, asciugatura, nel tentativo di farmi comprendere che la collanina era water-proof.
Un po' più tragica e complicata invece è stata la disquisizione (DA! DA! DA!) con tanto di scambi di tecniche avuta con alcuni compagni di kung fu, presso la palestra di Chen Le Ping...
Ad ogni modo, dicevo, la popolazione cinese che ho potuto osservare e conoscere si è rivelata molto interessante e "variegata", alla faccia di chi sostiene che là, in quel piccolo paesetto che è la Cina (in fondo, se ne consideriamo la superficie, l'Italia equivale al 3% della sua estensione...), siano tutti uguali. Come nell'aspetto e nella forma del viso, anche nella carnagione (che contribuisce a identificare ceto sociale ed etnia di appartenenza, giacché ci sono 56 gruppi in Cina), nei modi di vestire e di comportarsi le persone si son rivelate molto differenti seppur accomunate da talune caratteristiche: ad esempio li ho visti sempre abbastanza snelli, drogati di te, molto rispettosi nei confronti degli stranieri e sempre molto laboriosi, oltre che attenti all'attività fisica, visto che al mattino presto o alla sera ancora c'era gente a zonzo per la città a praticare ginnastica, corsa, tai chi e via dicendo. Un po' come da noi, visto che chi più chi meno, complice anche la crisi lascia sempre più gente a casa, (ma no, ma no, non c'è nessuna crisi, è tutta un'invenzione della sinistra) si dedica a fitness o ad altre attività all'aria aperta.
Il nostro mercante di armi
e divisi di kung fu: il suo
non è un negozio come lo
intendiamo noi, somiglia più
a una casa magazzino. Notare
l'abbigliamento. In garage, però,
ha il Cayenne...
Comunque, dicevo, ho notato che i cinesi tendono a essere chiacchieroni e "impiccioni", curiosi probabilmente è il termine migliore, e molto diretti nelle domande, un segno di premura e di cortesia, non tanto di maleducazione come magari potrebbe sembrare a un italico.
Probabilmente, tutto questo processo comunicativo è stato facilitato dal fatto di essere stranieri, praticanti di kung fu e in compagnia di un italiano che parla cinese assai speditamente. Anche la pratica con le bacchette, a tavola, ci ha fatto guadagnare punti, come segno di apertura nei confronti della loro cultura.
Tra gli aspetti che più mi hanno colpito, direi, c'è senza dubbio la cordialità e la disponibilità che ci hanno dimostrato in tutti i frangenti: a tavola, in visita a Laoshan, nell'accompagnarci in auto, nel cercare di farci risparmiare (pure i tassisti, c'è stato chi ci ha consigliato l'autobus) o di aiutarci (vedendoci a consultare dei tabelloni con gli orari e le linee degli autobus, un tizio si è fermato con l'auto, è sceso e si è messo a parlare con noi). Se volevamo, ci procuravano anche mogli cinesi, lo dico solo a titolo di cronaca. Così come mi ha dato da pensare la reazione di fronte alla macchina fotografica, con alcuni che si mettevano in posa e altri che invece si imbarazzavano o ne fuggivano lo sguardo meccanico quasi fosse latore di morte. 
Festeggiamenti pubblici per gli
studenti che hanno appena concluso
l'anno scolastico.
Anche il rapporto con l'inglese e la lingua degli stranieri è particolare e ambivalente: qualche parolina la masticano ma alle volte con soluzioni, come dire, discutibili (al centro commerciale, alle 21, ci salutavano con good morning ...) o dai risvolti divertenti. C'era chi, incrociandoci per strada, metteva alla prova il proprio inglese lanciando dei fugaci "hello!", senza però che ci fosse un reale seguito alla conversazione. Altri che invece non sapendo esprimersi in lingua inglese e sapendo di non poter parlare cinese con noi, si immobilizzavano e rimanevano fermi a testa china in attesa di supporto da parte di un collega mentre noi, io e Ale per la precisione, ci domandavamo cosa fosse accaduto o in cosa avessimo sbagliato. Situazioni che ammiccano all'orgoglio e all'atteggiamento che solitamente accostavo alla popolazione giapponese, sempre molto ossequiosa.
Un altro aspetto che poi mi è parso contraddittorio è relativo alla semplicità che dimostrano; e non mi riferisco solo alle persone comuni ma anche ai grossi imprenditori con cui siamo finiti a tavola, gente che ti manda delle Buick e relativi autisti privati per intenderci (avete presente le offerte "schiavi in mano"? Ecco, quelle...). Non si fanno grossi problemi, come invece ce li facciamo qui in Italia, se per esempio certe location non son pulitissime o se dopo allenamento, tutti ancora sudati, si va a mangiare in qualche sala privata di un ristorante di lusso.
Diversamente da noi, i cinesi in spiaggia
non vanno ad abbronzarsi: la carnagione
scura è tipica di chi svolge le mansioni
più umili o comunque dei ceti sociali
più bassi. Per cui, vai di pic-nic!
C'è anche da dire, però, che solitamente gli uomini si comportano e si vestono in modo molto più blando e semplice, son più rozzi ecco, a ulteriore dimostrazione dell'inclinazione maschilista della società. Le donne invece si curano molto di più e, anche nei modi di vestire e di essere, risultano decisamente più occidentalizzate. Soprattutto, si trattengono un po' dal ruttare e sputare e emettere flatulenze con nonchalance, aspetto che personalmente ho non gradito assai ma in merito al quale ho minimizzato il più possibile le mie reazioni. Di contro, io devo esser sembrato un barbaro incivile ogni qualvolta mi soffiavo il naso con il fazzoletto e non con le mani...
Va anche detto che, ecco, ci sono donne e donne e che in Cina le escort e i centri (di non soli) massaggi sono piuttosto diffusi, visto anche che mediamente un uomo sta con più donne, una ufficiale più concubine varie.
Al di là di questi lati, come dire, negativi, la popolazione cinese che ho potuto osservare in questa mia breve parentesi di Qingdao mi ha comunque dato una buona impressione. Tuttavia, pensando a come guidano le auto (°__°) [1] o alle condizioni di vita medie delle persone (che sgobbano assai per uno stipendio di circa 300-500 euro al mese) o all'assoluta estraneità al concetto di manutenzione (finchè qualcosa va o funzona, usalo, poi cambia o distruggi e ricostruisci tutto!) mi danno anche tanto da pensare, soprattutto se si considera che stiamo parlando della popolazione della nazione che, attualmente, sta al secondo/primo posto nella classifica delle potenze economiche mondiali (che non è stilata in base ai risultati in ambito calcistico, come sembrerebbero pensare taluni personaggi qui in Italia). Uno Stato in cui, per altro, i servizi pubblici e tutto ciò che può essere considerato statale pare funzionare, con tanto di personale sempre in divisa (magari un po' vissuta e sgualcita...), e in cui, al contempo, la corruzione è cosa praticamente ovvia così come l'effettiva libertà di stampa e informazione non è garantita.
Scrittura con l'acqua
Temo infatti che perseverando con l'attuale modo di essere e di fare, in prospettiva, la Cina rischi di implodere. Non ho avuto l'impressione che il singolo individuo sia del tutto consapevole di cosa fare, quasi che l'impostazione dettata da passati regimi abbia influenzato mentalità e usanze facilitando la condivisione, ad esempio, ma limitando la libertà e l'iniziativa individuale. Ecco allora che un operaio o un commesso farà sì quel che gli viene detto, ma non qualcosa che non gli compete, nemmeno se si trattasse di qualcosa di ovvia o fondamentale necessità: qualcun altro se ne occuperà, qualcuno incaricato di ciò durante il coordinamento mattutino successivo al giuramento aziendale.
E questo aspetto, pare a me, si traduce nell'espansione e modifica dell'assetto urbanistico delle città, un processo che procede quasi per inerzia e sull'onda di una certa qual ostentazione di potere economico più che per effettiva necessità (il controllo delle nascite è ancora in vigore) o in certe scelte a livello di materiali, che paiono pensati per efficientare costi e tempi di costruzione, più che per risultare duraturi e ottimali.
Il maestro Angelo discute con
un monaco taoista
Al di là di tutto, in Cina mi son trovato abbastanza bene e penso che questa esperienza vissuta, come dicevo, a contatto con cinesi e non come esterno, mi abbia fornito una buona occasione di conoscenza che altrimenti, da turista, forse non avrei potuto sperimentare. In futuro, chissà, può darsi avrò occasione di ricredermi visitando altre zone della Cina, magari quelle più interne, dove prevalgono dinamiche di vita più rurali e tradizionali, quasi medievali per l'assenza di tecnologie e comforts che oramai si sono consolidati nelle grandi città.












          

  









Maestra di tai chi e signora
polacca d cui prima
[1]: ecco, il modo di guidare degli automobilisti di Qingdao, a quanto mi ha detto una signora polacca incontrata l'ultima domenica che si era in Cina, signora che abita là da un bel po' visto che il marito insegna nell'Università della città, è tutto sommato buono se rapportato ad altre città.
Constatazione questa che mi ha molto inquietato, soprattutto considerando la libera interpretazione delle regole stradali, i sensi unici contro mano, passaggio contro mano pure in autostrada, precedenze selvagge, infiltrazioni tra corsie e pertugi al limite del possibile, magari anche solo per conquistare mezzo metro.
E se siete a piedi e dovete attraversare, beh, siate molto ma molto accorti e prudenti.
Rapidi di gamba, soprattutto! 

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