mercoledì 27 agosto 2014

Vuoto di Luce - Prologo

Come ben sapete, Vuoto di Luce è un romanzo di genere (urban)fantasy che ho pubblicato tramite YouCanPrint e che da marzo è disponibile per l'acquisto in formato cartaceo oppure ebook. 
Non solo, con l'obbiettivo di promuoverlo ho anche avviato una catena di lettura su Anobii per consentire ai lettori di leggerlo praticamente aggratis mentre YCP ha recentemente avviato nuove collaborazioni con il risultato che il testo sarà disponibile anche nei circuiti bibliotecari italiani.
Ordunque, ne approfitto in questo post per proporre un assaggio del romanzo, sia mai che qualcuno non voglia cimentarsi con la lettura del libro e farmi sapere che ne pensa :-)




Questo dolore che ci fa soffrire
nessuno può prevederlo:
sforziamoci di guardare nel sole
assaporando ogni frutto del nostro presente.



18.04.A892


Il vento soffiava leggero tra le fronde delle betulle ai margini della strada provinciale. In auto, Delukhan stava percorrendo il viale principale del nuovo quartiere di Hennon, un rettilineo poco trafficato in cui si tuffavano i vialetti uscenti dai giardini ben curati di tante casette a schiera. Una zona tranquilla, lontana dal traffico e dallo stress del centro della città di Bevyol ma ben servita sia dal punto di vista dei trasporti che delle attività commerciali. Negli ultimi anni il numero delle abitazioni che lo popolavano, per lo più case basse e villette a schiera, era quasi raddoppiato, niente a confronto della selva di edifici moderni e palazzi che stavano colonizzando il centro, facendolo somigliare sempre più a un alveare caotico e perennemente in fermento. Erano molte le famiglie che, attirate dalla tranquillità e dall’ordine che il quartiere sembrava promettere, avevano preso dimora da quelle parti, indebitandosi per molti anni a venire in cambio di villette di due piani di recente costruzione. Piccoli edifici rassicuranti dalle pareti colorate di bianco e rosso, abbastanza spaziose per ospitare almeno un paio di marmocchi vivaci. Fotografie di tranquillità, immagini di sereni focolari domestici. Un idillio, se raffrontato con quanto la televisione, quotidianamente, insegnava del mondo.
Delukhan procedeva a velocità moderata, con il braccio destro che pendeva fuori dal finestrino stancamente appoggiato alla portiera della propria berlina grigia. Non aveva fretta alcuna, nessun affanno. Tutto scivolava via placido come le note della canzone rock che si diffondeva dalle casse dell’autoradio. Era di ritorno dopo aver compiuto la missione che la Luce gli aveva assegnato: il ritrovamento di una bambina rapita da alcuni balordi residenti nella medesima cittadina in cui lei stessa viveva, depravati guidati dalla lussuria e dal Vuoto che avevano intenzione di abusare della piccola. Una ragazzina qualunque, un’anima da proteggere finita vittima della perversione umana la cui condizione, in un clima di sospetto e ottusità, avrebbe finito per alimentare attriti e razzismo. Subito infatti erano stati incolpati della sparizione alcuni stranieri che, da qualche tempo, si erano insediati nella periferia del paese, immigrati che spesso veniva additati come responsabili di un crimine o di un altro. Non in questo caso, però; ma alle coscienze delle persone per bene sembrava bastare il colore della pelle per determinare chi fosse colpevole e chi innocente. Per questo la Luce aveva inviato Delukhan in soccorso della piccola, Yara, per trovarla e salvarla, lasciando che infine la verità emergesse e mettesse in discussione il modo di vedere e pensare delle persone. E fortunatamente il servitore della Luce era giunto in tempo a contrastare il messaggio che il Vuoto avrebbe preferito trasmettere alle masse, innescando un meccanismo perverso di riflessioni e colpevolizzazioni verso chi non si era macchiato di alcuna colpa. Lo smascheramento dei veri colpevoli aveva contribuito forse a risvegliare un po’ di spirito critico in più di una coscienza. Delukhan sperava avvenisse proprio questo; per lo meno la piccola Yara era salva.
Ora però i pensieri del guerriero della Luce non erano rivolti al ricordo di quanto compiuto, bensì tesi all’incontro con la ragazza che amava.
Chissà se Tynderion è già tornata dal lavoro? Chissà di che umore sarà o come reagirà nel rivedermi sull’uscio di casa?
Forse stasera potrei portarla fuori a cena.
In quel periodo, complice il trasloco nella nuova casa, Tynderion era un po’ stressata: non si trattava di un cambiamento da poco, anzi, secondo alcuni esperti un evento del genere costituiva una delle fonti primarie di stress moderno.
La ragazza aveva cambiato casa spinta dal desiderio di dare una svolta alla propria vita, alla ricerca di maggior indipendenza. Non aveva mai pensato concretamente alla possibilità di sposarsi e metter su famiglia o, per lo meno, non rientrava negli obbiettivi che aveva catalogato come primari. Ma l’incontro e la relazione con Delukhan avevano lentamente mutato ogni prospettiva e priorità. L’amava: la ragazza gliel’aveva più volte sussurrato accarezzandogli i folti capelli corvini e perdendosi nei suoi enigmatici occhi azzurri.

sabato 23 agosto 2014

L'uomo con i pugni di ferro

Titolo: L'uomo con i pugni di ferro (The Man with the Iron Fists)
Regia: RZA (Robert Diggs)
Anno: 2012
Genere: wuxia, azione
Cast: RZA, Russell Crowe, Cung Le, Lucy Liu, Byron Mann, Rick Yune, David Bautista, Jamie Chung, Pam Grier, Daniel Wu

La trama in breve:
A Jungle Village, in un'epoca imprecisata dell'antica Cina, un pacifico fabbro è costretto a fabbricare armi per i peggiori predoni della zona, cercando di raggranellare i soldi sufficienti per liberare la sua amata Lady Silk dalla cattività del bordello in cui lavora, The Pink Blossom. L'arrivo in città del mercenario inglese Knife coincide con una escalation di rese dei conti tra i diversi clan, che finirà per coinvolgere tragicamente anche il fabbro Thaddeus. (fonte mymovies)

Il mio commento:
Avevo notato questa pellicola già al tempo della sua uscita e, vista l'ostentata benedizione da parte di Mr. Tarantino, mi ero riproposto di recuperarlo alla prima occasione. Evento che si è verificato qualche sera fa :-)
Innanzitutto sono contento che il titolo sia rimasto fedele all'originale: di solito, quando ci si trova dinnanzi a un nome simile c'è sempre il sospetto che in origine la pellicola avesse un titolo completamente diverso puntualmente stravolto dalle bizzarre scelte di doppiaggio italiane.
Questa volta invece ciò non è accaduto, e me ne compiaccio :-) 
Sin dalla locandina, L'uomo con i pugni di ferro si presenta come un prodotto accattivante e suggestivo, un mix di generi e suggestioni ma, in verità in verità vi dico, ne sono rimasto convinto solo in parte. Mi aspettavo qualcosa di più incisivo e significativo. Intendiamoci, già sapevo che si trattava di un film pacchiano ed eccentrico, a tratti demenziale e splatter, sicuramente un degno omaggio alle produzioni wuxia, però si avverte la mancanza di quel "non so che" che avrebbe potuto consacrarla come un piccolo cult.
Nel suo complesso, considerando che per RZA si tratta del primo lungometraggio, si è trattato di un buon risultato: non è da tutti riuscire a cimentarsi tra evoluzioni marziali, ambientazioni esotiche e a far collaborare attori eterogenei per notorietà e capacità. Indubbiamente, tra i nomi presenti nel cast, Russel Crowe e Lucy Liu rappresentano le star più celebri e capaci, ma anche gli altri attori coinvolti hanno gestito bene le parti assegnate nei limiti di ciò che la trama prevedeva per loro. Certo, considerando l'ambientazione cinese (le riprese son state effettuate a Shangai), forse qualche attore di origini cinesi in più non avrebbe guastato: ma tanto, tra persone provenienti dal Vietnam, dalla Corea, da Hong Kong o dagli States, per un osservatore occidentale, c'è poca differenza.

giovedì 14 agosto 2014

Villa Pisani e gli investimenti italiani alla voce turismo

La Brasserie Houblon, di Strà, è un magnifico esempio di pub: l'edificio che lo ospita si sviluppa su tre piani, per proporre atmosfere diverse per bere ottima birra e cenare con le pietanze offerte dalla cucina. L'offerta birraria è pure molto buona - in particolare si segnala la birra Antoniana - e non mancano nemmeno occasioni di svago e divertimento, come concerti di musica dal vivo.
Speculare all'Houblon, situata dall'altra parte del naviglio del Brenta che costeggia via Roma e via Doge Pisani, sempre a Strà, c'è poi un altro posto particolarmente interessante: Villa Pisani.
Considerata la Regina delle ville venete, rappresenta uno splendido connubio tra l'architettura barocca francese e il giardino all'italiana. Costruita agli inizi del '700 è stata progettata da Gerolamo Frigimelica ed è stata dimora del doge Alvise Pisani. Non solo, nel corso degli anni ha ospitato anche personaggi del calibro di Napoleone Bonaparte, Carlo IV di Spagna, lo zar Alessandro I a Ferdinando II di Borbone. 
La villa e il suo splendido e vastissimo giardino sono oggi giorno a disposizione dei numerosi turisti, italiani e stranieri, che transitano per Strà (e che magari temporeggiano in attesa dell'apertura del pub di cui prima).
Anche io e Silvia, in compagnia di una coppia di amici, Enrico ed Elisa, recentemente abbiamo avuto modo di visitarla. Ci siamo limitati alla sola area esterna, esplorando i viali alberati, il labirinto di siepi, l'area adibita alla coltivazione di agrumi...e senza dubbio si è trattato di un'esperienza gratificante, che ci ha fatto apprezzare un piccolo gioiello del patrimonio storico culturale italiano.
Abbiamo trascorso alcune ore all'aria aperta, bighellonando tra i sentieri, esplorando e fotografando il parco-giardino della villa, sperimentando le nostre capacità di orientamento (e culo) nel districato labirinto di siepi, finendo poi per vagare tra le numerose piante di limoni, di pomelo e di arance da cui, mi piace pensare, vengono distillati prelibati liquori dolci.


lunedì 4 agosto 2014

Nutella nutellae 2.0

Titolo: Nutella nutellae 2.0
Autore: Riccardo Cassini
Editore: Minimum Fax
Genere: umoristico
Pagine: 73

Introduzione:
«Nutella omnia divisa est in partestres...» Con questo fulminante incipit dal gusto classico, venti anni fa, nel 1993, Nutella Nutellae di Riccardo Cassini iniziò la sua cavalcata verso il milione e mezzo di copie vendute e una tenuta da guinness dei primati di quattro anni consecutivi nella classifica dei best seller. Nutella Nutellae è una raccolta di racconti umoristici dedicati all’oggetto del desiderio di generazioni di italiani, scritti nelle lingue maccheroniche più disparate (dal latino dei grandi oratori allo spagnolo di Cervantes) e conditi con un italiano carico di battute memorabili, che lanciò la carriera di Cassini, oggi autore radiofonico e televisivo che scrive testi per i più acclamati comici italiani (da Fiorello a Max Giusti, da Giorgio Panariello a Paola Cortellesi) e firma di trasmissioni di successo (Viva Radio Due, Quelli che il calcio, I Cesaroni). Due decenni dopo, Nutella Nutellae – aggiornato e arricchito con nuovi racconti – torna in libreria con la sua dirompente carica umoristica che ha divertito fino alle lacrime lettori, golosi, linguisti, famiglie, insegnanti, scolaresche rendendolo un libro di culto che per anni ha continuato a circolare sotterraneamente in fotocopie fino a questa nuova attesissima edizione.  (fonte Minimum Fax)

Il mio commento:
Apprezzato dono da parte di un manipolo di fidati amici e amiche, questo libretto si è dimostrato muy divertente: per dirla con le parole dell'autore, "good 'na cifra". Una lettura simpatica e leggera che interessa episodi biblici e romanzi d'autore rielaborati in nome di quel sommo bene prezioso che tutti conosciamo e che move il sole e l'altre stelle: la Nutella. E che, come si scopre durante la lettura, rappresenta il fulcro di alcuni eventi di cui il Sistema e la religione, da sempre, ci hanno fornito versioni distorte. Per tenerci nell'ignoranza e controllarci meglio. Ebbene sì: il frutto proibito che Adamo ed Eva conobbero e presero, in barba ai moniti di God (nome d'arte di Dio), non era affatto una mela. Ma la Nutella!

domenica 3 agosto 2014

TG italiani: quante emozioni!

Diciamo che tendenzialmente non ho l'occasione di starmene ore e ore ad oziare di fronte a quella scatola sorda che, in fondo in fondo, è la televisione. 
Però, di tanto in tanto, mi capita di guardare quello che trasmettono le varie emittenti.
Tra le reti "minori" si trovano anche film e programmi interessanti, ad esempio su Rai 4, DMax, Focus, Cielo... 
Le reti principali le bazzico poco, ma ogni tanto cado in tentazione. E mi accorgo in breve tempo che il monito a "non guardare la tv" è fondamentalmente sbagliato in quanto la comunicazione che ci arriva da questo fantastico aggeggio può essere fonte di notevoli sorprese, emozioni e riflessioni.
In particolar modo con le puntate delle serie tv più comunemente note come "telegiornali": sono queste che molte volte mi fan tornare in mente i "2 minuti d'odio" dell'orwelliano 1984, in cui si catalizzava la negatività della popolazione verso un nemico comune. Malgrado questo sfogo, la gente comunque rimaneva schiava del regime e concentrata su uno spaventapasseri, inconsapevole del fatto che avrebbe potuto incanalare quella medesima furente energia verso un reale contributo al cambiamento. Anzi, la massa manco si rendeva conto della verità a loro donata...
Comunque, dicevo, la televisione è fonte di emozioni e di arricchimento personale. Solo che non sempre ce ne avvediamo così come non sempre ci rendiamo conto di quante molteplici implicazioni si nascondano dietro qualche immagine o frase proposta. 
E la summa di questo concetto è rappresentata, appunto, dai telegiornali, di cui Studio Aperto è il miglior esempio disponibile sulla piazza.  
Io però recentemente ho visto qualche puntata del Tg1, un po' ci assomiglia anche se i protagonisti della serie e gli sceneggiatori sono leggermente diversi. 
Confesso comunque che le emozioni suscitate son state varie ed eterogenee, spesso orientate all'indignazione e alla sana ira funesta per la costante riprova di quanto il Paese Italia sia assurdo e ridicolo. Sembra che non ci sia memoria del passato, non tanto di quello remoto e antico, ma anche di quello recente. Tutto sembra accadere dall'oggi al domani: 
"T'oh parlano dello scandalo Mose...eh eh, adesso gli fanno il cuculo così a Galan...e i giornalisti sono a caccia di questo o quell'altro testimone...ben gli sta a questi politici del menga..."