venerdì 17 aprile 2015

Monsters

Titolo: Monsters
Regia: Gareth Edwards
Anno: 2010
Genere: fantascienza
Cast: Whitney Able, Scoot McNairy

La trama in breve:
La ricerca scientifica della NASA riesce a trovare le prove dell'esistenza di altre forme di vita. Una navicella spaziale piena di campioni ha un incidente durante la fase di atterraggio: le creature dello spazio cominciano a stabilirsi sulla terra, moltiplicandosi e diffondendo terrore. La zona contaminata, tra il Messico e gli Stati Uniti, diventa così un parco abitato da giganteschi polpi distruttori di città e vite umane, tenuti a bada da un esercito militare violento e impreparato. Un fotoreporter e una giovane turista decidono di viaggiare insieme per raggiungere i territori sicuri oltre il confine della quarantena ma la strada da percorrere sarà ricca di imprevisti. Sembra che i mostri non amino molto la compagnia degli uomini. (fonte mymovies)

Il mio commento:
Ed eccola qua, l'ennesima riprova che non servono budget miliardari o cast stellari per confezionare un buon prodotto come, purtroppo, troppo spesso molte delle produzioni hollywoodiane dimostrano, investendo l'equivalente del PIL di un continente per ottenere film senza senso o scopo.
Gareth Edwards invece dimostra che anche con un budget risicato ma prestando attenzione all'atmosfera, alla fotografia e alla narrazione si riesce a proporre qualcosa di valido, qualcosa in grado di suscitare e mantenere viva l'attenzione dello spettatore.
Per carità, con questo film non viene inventato nulla di buono e la trama in sé non propone chissà quali innovazioni. Al di là di alcune forzature e scelte discutibili, ci sono echi di produzioni più blasonate, quali Jurassic Park o la Guerra dei Mondi, impossibile non notarlo, e a ben guardare la storia proposta funziona grazie a cliché e dinamiche consolidate (t'oh, il treno non può andare avanti; t'oh, la barca si ferma...)
Eppure, questo non va a sminuire l'opera in sé né a limitarla. Semmai, la poetica delle immagini, la cura posta alla fotografia e agli scenari ripresi dalla camera, il tono e l'intimità che viene a crearsi tra i due protagonisti catturano l'attenzione e suscitano empatia. La stessa scelta di adottarne il punto di vista, limitando la conoscenza o l'orizzonte percepito dallo spettatore, è funzionale al suo coinvolgimento e a dosare l'esperienza filmica.
Anche la resa dei pachidermici mostri risulta inoltre particolare, soprattutto nella parte finale quando si assiste all'incontro tra due di essi: nel relazionarsi, sembrano quasi innocui, teneri, due anime che cercano di raccapezzarsi dopo essersi trovati a calcare un suolo sconosciuto, sperduti e dispersi proprio come lo sono i due protagonisti umani. Due individui, due storie, due personalità che per forza di cose affrontano un viaggio assieme in un mondo che se fosse stato uno scenario di guerra piuttosto che una zona infetta popolata da creature colossali avrebbe sortito praticamente lo stesso effetto. Tra rovine, vite distrutte, incomprensioni, precarietà e sforzi unicamente tesi alla sopravvivenza quando fuori tutto è alla merce di forze sovrumane, siano questi gli alieni o le armi delle superpotenze mondiali, l'unica cosa che conta diviene l'esistenza. Il tempo a disposizione per vivere e arricchirsi umanamente, ritrovando ciò che conta. Momenti e riflessioni che i lunghi istanti di silenzio e le sofferte panoramiche su un mondo derelitto regalano ad ogni dove.
Non siamo nemmeno di fronte a una storia ricca di gioia e di felicità eppure, nonostante la situazione di pericolo e di anormalità, non si punto tutto su sensazioni quali l'ansia o creando dinamiche da persecuzione maniacale (alla Cloverfield per esempio). Si avverte il senso di pericolo ma misto a curiosità e studio, senza contare che il modo di agire e di essere dei protagonisti è più orientato ad un atteggiamento rilassato, a volte quasi distaccato, come se non fossero realmente preoccupati dai macro eventi che li minacciano, ma più concentrati su altro (il figlio di Andrew e la sua situazione familiare, il fidanzato di Sam...). Che tante volte è quel che proviamo, almeno credo, di fronte ai grandi disastri che i media ci lasciano intuire del mondo: nonostante guerre, inquinamento, e via dicendo, l'attenzione è per lo più rivolta al presente e alle sole persone a noi care... 
Per cui, pur non essendo un capolavoro capace di imprimersi, questo Monsters mi ha quindi convinto e coinvolto. Probabilmente, se fossi stato davvero presente in quel contesto, nel rendermi conto che su quel traghetto non ci sarei mai salito, avrei quanto meno massacrato di botte Kaulder...ma questa è un'altra storia...
Fatto sta che anche questo è metafora della vita, di quelle sbandate che la gente può avere e le cui conseguenze scardinano il presente, mandando alla malora un presente che si preannuncia rassicurante, bruciando relazioni e certezze. 
Consigliato, quindi, per trascorrere un'oretta e mezza non tanto all'insegna dell'horror o della tensione ma lasciandosi trasportare e coinvolgere dalle immagini che si susseguono e dal viaggio di Samantha e Andrew fino ad approdare ad un finale quasi telefonato, ma non così scontato.




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