martedì 2 giugno 2015

House of cards - prima stagione

Titolo: House of cards (Gli intrighi del potere)
Anno: 2013
Episodi: 13
Genere: thriller, politico
Cast: Kevin Spacey, Robin Wright, Michael Kelly, Kate Mara, Corey Stoll, Michael Gill, Ben Daniels, Kristen Connolly, Gerald McRaney, Mahershala Ali

La trama in breve:
Washington, Capodanno 2013. Il deputato democratico Frank Underwood e la moglie Claire partecipano alla festa di Garret Walker, il neo-eletto Presidente degli Stati Uniti. Frank ha avuto un ruolo determinante nella campagna elettorale di Walker e in cambio avrebbe dovuto ricevere dal futuro presidente la nomina a Segretario di Stato. Frank è convinto che la vittoria elettorale, unita alla sua esperienza ventennale al Congresso da whip (capogruppo di maggioranza), gli assicuri l'incarico. Invece Linda Vasquez, la responsabile dello staff di Walker che deve la sua assunzione proprio a Frank, gli comunica che il presidente ha scelto al suo posto Michael Kern, ritenendo Frank più utile al Congresso. Il deputato Underwood si mostra rispettoso della scelta, non lasciando trasparire la sua rabbia nei confronti del presidente Walker, ma in realtà è furioso: per l'intera giornata non risponde alle ripetute chiamate e ai messaggi di sua moglie Claire , scusandosi con lei quando ritorna a casa. Frank ammette che, pur non essendosi mai fidato di nessuno, non avrebbe mai pensato di essere trattato a pesci in faccia. È a questo punto che nella sua mente scatta il meccanismo diabolico della vendetta: il presidente Walker deve pagare il grave affronto ed essere spodestato. Claire intuisce i suoi piani e Frank le annuncia che quella sarà la prima di molte notti in cui non potranno dormire per tessere la loro tela...

Il mio commento:
Io e Silvia abbiamo iniziato a guardare questa serie su consiglio di alcuni amici e, nonostante un inizio un po' ostico per via dell'ambientazione politica, dei molti dialoghi, della mancanza di azione, ci siamo sentiti pienamente soddisfatti della serie. E ora stiamo procedendo con le puntate della seconda stagione :-)
Senza scendere nei dettagli, le puntate sono un susseguirsi di accordi, inganni, tradimenti, false promesse, minacce...tutto secondo dinamiche che, per suggerire un parallelo, ricordano una partita a scacchi, dove pazienza, calcolo e strategia sono fondamentali. Certo, negli scacchi non ci si sporca le mani veramente ma il mondo reale, purtroppo, sa essere molto duro e richiede scelte spietate. E, come già l'incipit della prima puntata lascia intendere, Frank Underwood è un uomo disposto a prenderle e a farsi carico delle eventuali conseguenze.
Indubbiamente la serie porta sul grande schermo due figure, quella di Francis "Frank" Underwood e sua moglie Claire, non propriamente edificanti. Anzi, sono una vera e propria organizzazione macchiavellica orientata al "male", che agiscono unicamente con l'obbiettivo di perseguire i propri scopi, incuranti delle ricadute che le loro azioni avranno per il Paese. D'altronde, il protagonista lavora alla casa bianca...ma questo poco conta. L'importante è guadagnare prestigio, potere, influenza soprattutto attraverso l'inganno, la manipolazione e la fermezza.
E in questo diventa facile tracciare un parallelo verso i nostri politici, che sembrano più giocare tra di loro più che pensare veramente alle priorità del Paese. Anche in House of cards infatti si percepisce una certa distanza tra quello che il vivere quotidiano della gente comune e l'ordinarietà dell'elite politica.
Solo che, in quanto prodotto statunitense, fedele a dinamiche e modi di sentire e pensare statunitensi, lo spettatore italiano può notare anche delle simpatiche differenze con quella che invece è la realtà nostrana. A fronte di uno scandalo, sia questo un arresto per ubriachezza o la notizia relativa a una figlia illegittima, il politico statunitense sente già l'impulso alle dimissioni. Analogamente, di fronte al politico che ha votato in modo palesemente opposto a quello che si era ripromesso di fare oppure che non lotta per i diritti dell'elettorato che l'ha sostenuto, il popolo è pronto a farsi valere. Anche a botte, se necessario (vedi quel che accade tra Paul Capra e Peter Russo).
In Italia invece...buahahah!!!
E per certi versi penso anche con simpatia a Frank Underwood, tutto concentrato a tracciare alleanze, a manovrare i membri del congresso, a destituire o a favorire questo e quell'altro personaggio...quando invece, in Italia, Renzi è stato nominato Presidente del Consiglio da Napolitano (*) così, per sport.
Ad ogni modo, il fascino ambiguo e sinistro che sprigiona da Francis Underwood è indiscutibile: fondamentalmente è una brutta persona (uno str**z* di prima categoria), un falso, un bugiardo, un prepotente, ma comunque astuto, lungimirante, calcolatore. Qualcuno che tutto sommato si può anche ammirare e che si fa piacere. A tal proposito risultano vincenti la straordinaria capacità recitativa di Kevin Spacey (per altro produttore esecutivo della serie acquistata e proposta da Netflix) e il suo modo di dialogare con il pubblico, sia esplicitamente rivolgendosi a chi lo sta osservando al di là del monitor, spiegando le proprie ragioni o il proprio pensiero, sia in modo silente, lanciando sguardi ammiccanti, dannatamente eloquenti per sottolineare il fatto di aver ragione o rimarcare il proprio disprezzo e disappunto.
Non meno affascinante e conturbante risulta il ruolo di Claire, impersonata da Robin Wright, sempre composta e splendida, aristocratica ma complice di un gioco di potere tutt'altro che sano e genuino. Personaggio che per altro porta all'attenzione del pubblico anche altri sentimenti e aspetti umani trascurati da Frank, come il bisogno di amore (pur giocando e illudendo...), il desiderio di maternità, la necessità di gestire collaboratori nel rispetto dell'etica di una fondazione che si adopera per l'ambiente. 
Diversamente, il rapporto che vige tra Frank e il suo braccio destro, Doug Stemper, ricorda più la gerarchia marziale. Idem per le azioni commesse da quest'ultimo, tutto in nome di un fine ultimo.
Ci sono infine molti altri personaggi che compaiono e scompaiono, che giocano ruoli importanti o meno finendo per essere manovrati o schiacciati dal sistema. Troviamo quindi Peter Russo, eletto deputato al Congresso nel I° Distretto della Pennsylvania ma fragile e facile al vizio; Zoe Barnes, una giornalista del Washington Herald, prima, e di Slugline poi, arrivista e determinata (che tra l'altro incarna anche l'evoluzione dei media da quelli tradizionali a quelli più moderni); Rachel Posner, prostituta e poi "protetta" di Doug Stemper; Raymond "agli ordini papà" Tusk, multi miliardario molto vicino al presidente Walker. Ma l'elenco potrebbe continuare a lungo in quanto l'impostazione della serie è di tutto rispetto, molto solida e organizzata. La visione d'insieme che viene offerta allo spettatore è proprio quella di un mondo, politico e non, credibile e articolato, nient'affatto banale e superficiale. Nel corso della narrazione, anzi, si lasciano emergere elementi del passato dei protagonisti così come si sposta l'attenzione su differenti questioni (rivalità "locali", problemi nazionali, riforme, accordi con le lobbies...) creando quindi un contesto esteso e realistico ammiccante al mondo attuale. Ma senza espliciti riferimenti a personaggi o dinamiche reali, vedasi guerre, terrorismo, crisi economiche...molto probabilmente perché l'impianto narrativo originale era quello dell'omonima miniserie targata BBC degli anni '90 (almeno stando a quanto riportato su wikipedia).
Menzione d'onore va infine ai videogame, cui Francis ricorrere per rilassarsi, in particolar modo sparatutto, e alle incursioni della messaggistica istantanea nel contesto narrativo, con pop-up che appaiono a rendere partecipe lo spettatore delle chat dei vari personaggi. Decisamente una scelta originale e moderna visto che non sempre, nei vari film recenti, gli smartphone e internet risultano così presenti come lo sono nella vita quotidiana. 
Per cui, per chiudere questo post, non posso che consigliarvi vivamente questa serie.
Di certo un'opera discutibile, immorale, che veicola messaggi non proprio edificanti e che insiste sul rendere la politica una nemesi, un cancro, un'entità manovrata da figure che starebbero bene in carcere più che adagiati nei pacchiani seggi del congresso.
Chissà se comunque questa House of cards possa essere da spunto per proporre una fiction sulla politica italiana. Perché in fondo è facile giocare con preti e insegnanti vari oppure con figure storiche della storia italica. Ma portare sul grande schermo le forze politiche attuali potrebbe essere un modo per indagare la reale situazione italiana, magari più serio e approfondito di quel che fanno i media tradizionali.


(*) Lo so che ogni tanto qualcuno (ad esempio LUI) cerca di far credere che il primo ministro italiano viene eletto dal Popolo, ma non è così. L'incarico a formare il governo viene affidato dal Presidente della Repubblica in seguito alla consultazione con le principali forze politiche. 

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