giovedì 20 agosto 2015

Le orme dell'orso

Titolo: Le orme dell'orso
Autore: Francesca Boari
Editore: Elison Publishing
Genere: narrativa
Pagine: 89

La trama in breve:
Entrare nel vivo di una storia di abbandono, di smarrimento, di ricerca, di riscatto e di perdono. Questa la nuova esplorazione della scrittura dell'anima di Francesca Boari. Una mattina qualunque una madre decide di uscire di casa e non ritornare mai più. Alle sue spalle una bambina, la sua, di tre anni e un marito follemente innamorato destinato a morire di dolore. Spetterà alla bambina la ricerca più dolorosa, un viaggio lungo e affannato alla ricerca di sé e dei tanti perché destinati tante volte, nella vita umana, a rimanere insoluti. Il lettore si immedesima nella ricerca e nella vita appassionata e mai scontata che farà da cornice ad Adriana.Fino ad arrivare ad uno specchio grande, tradotto dal titolo del romanzo, che determinerà il punto di svolta della vicenda narrata.
Francesca Boari ha pubblicato "Il prezzo del riscatto" (prefazione di Eugenio Borgna, edito Cicorivolta, 2008); "Aldro" (edito da Corbo nel 2009); "Piovono sassi dal cielo" (prefazione di Roberto Faenza, edito da Cicorivolta 2013); "Ragazzi cari vi odio, vi amo" (edito da Cicorivolta 2015). Ha un blog di discreto successo "Diventa quello che sei" sul quotidiano online "Estense com" di Ferarra. Insegna e si occupa di educazione dal 1991. Docente di filosofia a Ferrara.

Il mio commento:
Ed eccoci a un altro testo targato Elison Publishing su cui esprimo un commento. Questa volta son stato preso alla sprovvista in quanto ho dato più peso al titolo e alla copertina che alla trama riportata sul sito. Mi aspettavo un testo che parlasse, in modo più o meno esplicito e diretto, del rapporto uomo natura, di un viaggio, di una scoperta...invece quelle dell'orso sono orme metaforiche di chi è alla ricerca di un percorso, di sfide, di un confronto con esperienze, emozioni e dinamiche più grandi di sé. 
Il testo in questione è infatti una sorta di diario-monografia in cui si ripercorre la vita della protagonista dall'infanzia all'età adulta, focalizzandosi molto sul rapporto figlia-madre. Forse, e dico forse - non vorrei sembrare misogino - destinato prevalentemente a un pubblico di donne, che di maschietti.
L'Adriana Valles del libro è infatti cresciuta senza madre e per tutta la vita avverte un vuoto e una mancanza dentro legati, appunto, a questa figura assente, all'affetto negato, alle risposte mai ricevute in merito a tale abbandono. Nonostante questo riesce comunque ad emergere e a realizzarsi, trovando una sua completezza grazie al marito, al figlioletto e...alla riconciliazione con la madre, Luciana, previa scoperta della fede in Dio. 

Il libro gioca quindi molto sulle riflessioni e sui dubbi della protagonista, indugiando sulle sue aspettative, sulle sue insicurezze, in un lungo dialogo che è sì rivolto al lettore ma anche e soprattutto a sé stessa.
Lo stile adottato, a mio avviso, può risultare apprezzabile come detestabile in quanto tante volte mi è apparso ridondante, con perifrasi ed elementi testuali che propongono ripetizioni e sinonimi con un effetto che comunque ha un che di poetico. Ricorda un po' il modo di parlare adottato nelle lettere di tempi che furono o nei testi religiosi, probabilmente un effetto voluto per dare una certa caratterizzazione del personaggio principale che, per come la vedo io, una volta in là con gli anni ha deciso di mettere per iscritto alcune sue faccende personali, esplicitando dubbi ed emozioni. Vero è che non ci sono chiari riferimenti temporali che permettano di fissare le vicende nel tempo anche se difficilmente si va oltre al 1980.
Personalmente avrei preferito una stesura differente, più vivida e dinamica, con dialoghi e azioni più che trovarmi di fronte a molte descrizioni o a passaggi in cui si insiste su quesiti e moti interiori di Adriana, che non si dà pace per l'assenza della madre.
Fondamentalmente, comunque, non ci sono grosse tragedie o problemi insormontabili da affrontare, tutto alla fin fine si sistema e anche imprese come il pellegrinaggio a Santiago di Compostela o il riavvicinamento con la madre non si rivelano poi queste gran criticità. Anche l'impero di negozi che la protagonista avvia, così come molte altre sue vicende personali sembrano non soffrire di particolari ostacoli nonostante spesso e volentieri ella preferisca guardare a se stessa con un tono misto tra il disfattismo e l'auto-commiserazione. A parer mio, un po' di ingenuità la si avverte ,...
Ad ogni modo, la lettura nel complesso non mi è spiaciuta ma, per i miei gusti, avrei preferito ben altre dinamiche e un altro tipo di sviluppo, creando movimento e facendo emergere la vicenda personale della protagonista mediante episodi vissuti più che raccontati, magari introducendo anche situazioni verosimili e scomode di cui, nel testo, non ho avvertito la presenza (ad esempio un inizio in medias res durante il pellegrinaggio, qualche regressione, qualche sms dal figlioletto Giacomo, alcune mail del responsabile del personale che parla della commessa che va in maternità, un po' di gelosia verso il marito partito per una trasferta assieme alla procace segretaria venticinquenne e che stranamente ha il cellulare che non prende, ... ). Probabilmente perché il focus era un altro, mi direte voi, ma ugualmente ci tengo a far notare tale situazione.


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