domenica 27 novembre 2016

Racconti Fantastici

Titolo: Racconti Fantastici
Autore: Edgar Allan Poe
Editore: Rusconi libri
Genere: raccolta di racconti
Pagine: 320

L'opera:
In questa raccolta viene espresso molto dell'universo fantastico creato dall'immaginazione di Poe. Situazioni grottesche e surreali si affiancano a racconti ironici e beffardi senza dimenticare quel pizzico di terrore che contraddistingue questo autore. Donne terribili, bellissime e pericolose, creature misteriose e pestilenze dilaganti sono assoluti protagonisti di questa incredibile raccolta. 

Edgar Allan Poe (1809-1849) 
Scrittore nordamericano, di temperamento ribelle e instabile. Grande protagonista nella formulazione della nuova estetica del decadentismo e del simbolismo, a sostegno della tesi dell'assoluta autonomia dell'arte. Morì a soli quarant'anni in preda ad una delirante ubriacatura.  (fonte editore)

Il mio commento:
In agosto ho completato la lettura di Hyperion, libro che ho trovato significativo ma al contempo impegnativo.
Al che, visto che qualcosa da leggere mi ci vuole sempre, e considerando che mio fratello mi aveva regalato questo libro giusto un paio di mesi prima, mi son cimentato con questa raccolta di racconti. L'idea era di avventurarmi in una lettura più easy, ma di buon livello considerando il fatto che quando si parla di Poe si parla comunque di un pilastro della letteratura.
Ordunque, lo confesso, mi sbagliavo. 
Invero, è stata una lettura ostica. 
Soddisfacente, strutturata, interessante, ma ostica.
A dire il vero, tratto in inganno dal titolo della raccolta e dall'immagine in copertina, ossia Liberazione di Andromeda di Piero di Cosimo (per altro vista a inizio anno proprio agli Uffizi, un'opera che mi aveva colpito e mi era rimasta impressa sia per il soggetto che per la fantasia che per la resa della trasparenza dell'acqua), figurandomi qualcosa di più fantasioso e meno "pesante".
Comunque sia, in primis, ho apprezzato le note relative alla biografia dell'autore, utile per conoscerlo e inquadrarlo, facilitando la comprensione dei racconti o aiutando il lettore nel contestualizzare certe scelte ricorrenti soprattutto in termini di presenze femminili e ossessioni.
Quello che risulta evidente, mano a mano che si affronta la lettura di quest'opera, è la cultura e la padronanza che possedeva Poe. Indubbiamente un autore con la A maiuscola, capace di sciorinare riferimenti e citazioni che spaziano dalla storia alla letteratura e in lingue diverse (latino, greco, francese...).Tutti elementi che impreziosiscono e al contempo appesantiscono la fruizione del testo per via delle numerose note cui si viene rimandati, pena la comprensione. E' fondamentalmente un autore colto, che richiede una certa concentrazione e disponibilità da parte del pubblico che si avvicina ai suoi testi. Testi che, pur presentando spesso elementi "spassosi" o grotteschi, sono per lo più accompagnati da un'atmosfera e da un'aura pesante, cupa. Qualcosa che deriva dal lessico, dai periodi complessi, dal dialogo che spesso cerca di instaurare narrando e descrivendo in prima persona, come a voler testimoniare - quindi rendendo più autorevole e forte e "sincera" la trasmissione - più che a mostrare estraniandosi/ci dal racconto.

sabato 19 novembre 2016

Man of Tai Chi

Titolo: Man of Tai Chi
Regia: Keanu Reeves
Anno: 2013
Genere: azione, arti marziali
Cast: Keanu Reeves, Tiger Hu Chen, Karen Mok, Simon Yam, Hai Yu

La trama in breve:
A Pechino, il giovane ambizioso "Tiger" Chen Lin-Hu lavora come corriere ma, nelle ore libere, si trasforma in un combattente di arti marziali che, perfezionando l'antica arte dei tai chi, è riuscito a farsi un nome nel prestigoso campionato Wulin Wang. A Hong Kong, invece, l'investigatrice Suen Jing-Si, che lavora per un'unità anti criminalità organizzata, è sulle tracce di Donaka Mark, potente uomo d'affari che gestisce un giro di combattimenti illegali. Alla ricerca di nuovi combattenti, Donaka riesce ad attirare Tiger con la promessa di soldi facili, facendo emergere il suo lato più oscuro. Incapace di sfruttare a pieno le possibilità date dalla sua forza e dalla sua maestria, Tiger alla fine accetta di collaborare con Jing-si per provare a mettere Donaka fuori dai giochi. (fonte filmtv)

Il mio commento:
Ho recentemente avuto l'occasione di guardare questo Man of Tai Chi, opera d'esordio alla regia per Keanu Reeves e dedicato al mondo delle arti marziali. Un mondo che mi appassiona e verso il quale nutro interesse,
Orbene, dopo averlo visto, se dovessi dare un responso sarebbe "NI" meno.
Di suo, non è un capolavoro, ecco.
Pensavo però fosse qualcosa tipo Undisputed 2, prodotto di nicchia, semplice, che comunque mi ha regalato discrete soddisfazioni.

Mo mi metto comodo e mi vedo l'anteprima del film che ho creato...
A livello di trama, in Man of Tai Chi non siamo dinnanzi a niente di particolarmente complesso o nuovo. Pure le indagini e gli sforzi della polizia nei confronti di Donaka risultano poco significativi, seppur necessari a garantire un po' di varietà ed evoluzione nell'intreccio. C'è poi la recitazione, piatta, e non ci sono eventi tali da coinvolgere o impegnare più di tanto lo spettatore che, a tratti, può essere colto da noia.
Ci sono tanti combattimenti, questo sì, tante belle coreografie e richiami a film sulle arti marziali, sia quelli classici degli anni '70 che quelli legati a star più recenti come Van Damme (tipo Lionhart, recentemente visto su Rai 4, se non erro).
Apprezzata anche la parte di Keanu Reeves nei panni del cattivone, e apprezzata anche la dinamica fisicità del capelluto Tiger Chen ... però a parte questo non c'è molto altro da dire, secondo me.
Il film procede su due livelli, questo magari posso dirlo va. Da un lato ci sono i combattimenti, fisici e viuuulenti, a cui prende parte il protagonista del film, sia quelli del torneo cui partecipa per pubblicizzare la propria arte che quelli clandestini organizzati per i clienti di Donaka (evidentemente stanchi del porno); dall'altro c'è il cambiamento in atto proprio nello stesso protagonista che, come un po' suggerisce l'immagine del Tao, accoglie dentro di sé forze opposte. 
C'è il Tai chi, la parte (apparentemente) più mite e morbida delle arti marziali, l'aspetto filosofico, l'invito alla meditazione e all'umiltà, rappresentata anche dal maestro Yang e dal suo modo di fare e vivere (lontano da tutti, dagli agi, dai vizi, dalla ricchezza...). Tutto questo associabile al colore bianco.
Rifletti Tiger, e pensa agli insegnamenti del maestro...

...uhm....forse ricordi male...o facevate cose perverse

All'angolo opposto c'è invece il nero, rappresentato dal ricchissimo Donaka, uomo senza scrupoli, che cerca di portare Tiger verso la brutalità e gli aspetti più cruenti delle arti marziali.
Il dipanarsi quindi tra due mondi, quello ordinario e quello degli incontri clandestini, porterà una forte spinta al cambiamento in Tiger Chen, facendolo deviare dalla retta via e rendendolo un combattente spietato...beh, quasi....infatti verso la fine del film comprende di star cedendo al lato oscuro e cerca di ravvedersi, sconfiggendo il cattivone di turno e imparando qualcosa di molto simile all'hado di Street Fighter.
Uno degli aspetti interessanti - forse l'unico - è rappresentato dal Tai Chi o, comunque, dell'arte marziale proposta. Che il Tai Chi, se fatto in un certo modo, per cui con velocità e forza esplosiva, possa risultare devastante mi è chiaro e ne sono consapevole. Però che tutto quello proposto da Tiger Chen nella pellicola di Keanu Reeves sia da considerarsi SOLO Tai Chi mi pare eccessivo...decisamente. Per dire, c'è una scena in cui il maestro di Tiger (tra parentesi, va davvero forte quella scuola...praticamente hanno 1 solo allievo...) cerca di "domarlo" con la lancia, in modo che lui possa sfogare il furore e l'energia che sente dentro di sé. Ecco: spacciare quella sequenza come qualcosa Tai Chi mi perplime assai e assai, soprattutto considerando la facilità con cui su youtube si possano trovare sequenze simili classificate sotto "wushu moderno". 
Motivo per cui credo che la scelta di titolo e arte marziale sia solo un pretesto per giocare con la "mutazione" del protagonista che, pur sembrando gracile e mansueto, è in realtà capace di colpi letali e di movenze acrobatiche. Cambiamenti e comportamenti che oltre a riflettersi nel protagonista sono anche sottolineati dalle location, con un ritorno al "vero" Tai Chi nello scontro finale, tenutosi al tempio, lontano da fasti, chiasso ed eccessi ma in una dimensione più povera, intima e autentica.

Ma pensa te che coincidenza: giusto ieri parlavo con uno
della possibilità di partecipare a incontri clandestini e fare
un mucchio di soldi e oggi, che caso, ci arriva il conto
per la restaurazione del tempio... 

"Io combatto per guadagnare soldi per il tempio! E tu?"
"Io ... aspetta...forse ho solo sbagliato porta...non era
qui per i massaggi?"
Nel complesso, comunque, rimane un film dimenticabile, uno dei classici spettacoli che ti accompagna alla tv per qualche ora ma senza convincere né appassionare fino in fondo. 
Il che, tra l'altro, spiega il poco successo recimolato da questa produzione nonostante la presenza di parte dello staff che, in Matrix, si è occupato delle coreografie marziali, le stesse che hanno dettato nuovi riferimenti per le scene d'azione dal 2000 in avanti. 
Peccato :-(


domenica 13 novembre 2016

Dr Strange

Titolo: Dr Strange
Regia: Scott Derrickson
Anno: 2016
Genere: azione, supereroi
Cast: Con Benedict Cumberbatch, Chiwetel Ejiofor, Mads Mikkelsen, Rachel McAdams, Tilda Swinton, Michael Stuhlbarg, Scott Adkins, Amy Landecker, Tony Paul West, Pezhmaan Alinia

La trama in breve:
Stephen Strange è un neurochirurgo dal talento straordinario e dall'ego smisurato. Incapace di accontentarsi di salvare delle singole vite, ambisce a qualcosa che vada oltre e che rivoluzioni la medicina conosciuta. Dopo un grave incidente d'auto perde l'uso delle terminazioni nervose delle mani e quindi la possibilità di intraprendere il proprio lavoro. Strange non accetta la sua nuova condizione e si spinge fino in Nepal in cerca di una cura misteriosa. A Katmandu scoprirà dei segreti che vanno ben oltre quelli spiegabili con la sola scienza. (fonte mymovies

Il mio commento:
Oramai vengono fuori dalle fottute pareti. 
I supereroi, intendo. 
D'altronde, negli anni la Marvel ne ha sfornati innumerevoli varianti e visto che la trasposizione cinematografica rende, pecuniariamente parlando, perché fermarsi e togliere a Stan Lee la possibilità di regalarci un suo cameo?
Da lettore dei fumetti degli X-Men, conoscevo Dr Strange più per nome e saltuarie comparsate che per effettiva lettura delle sue storie. Questa sua versione filmica mi ha però incuriosito, sia per la presenza di Cumberbatch sia per gli effetti visivi - stile Inception - sfoderati nei trailer.
Per cui, domenica scorsa, complice la giornata di pioggia - che, per inciso, non capita quasi mai quando sono di reperibilità... - ho colto l'occasione per vederlo al cinema. 
In 2D: sia perché boicotto il 3D e i famigerati occhialini sia perché col senno di poi e col senno della recensione sbirciata su i400calci ho intuito che poteva diventare ostico vedere questo film con gli occhialini.
Per come è strutturato, non mi è spiaciuto affatto: la prima parte ci permette di conoscere il personaggio e il suo ego, trascinando lo spettatore in un mondo solido, scientifico, razionale, in cui domina la materia, le certezze sono "cose" che si toccano e la caducità della carne è ben nota - sia dei pazienti sia dello stesso protagonista vittima di incidente. Un incedere narrativo che appare relativamente adulto, non adatto a un pubblico di bimbi quello per il quale spesso si considerano destinati questi film-blockbuster sui supereroi (in fondo, chi non cela un bambino dentro di sè? :-P).
Quindi si entra nel vivo della storia, con l'approdo a Kamar-Taj, nel Nepal, presso la comunità di mistici capeggiata dall'Antico... anche se nessuno si è accorto che è un' "Antica" né obbietta al fatto che, con la globalizzazione, le medesime possibilità magari potevano esser trovate anche a New York o a Londra o in Giamaica. 
In realtà, quella sulla sessualità dell'Antico, è probabilmente una "svista" voluta, così da proporre un personaggio ambiguo, fuori dagli schemi, qualcosa da considerare più per il suo ruolo/potere/titolo che per la sua forma terrena. 
La progressione e lo sviluppo dell'intreccio, da qui in poi, procedono a mio avviso in modo equilibrato portandoci prima a comprendere dinamiche legate alla magia e al multiverso così come voluto dagli ideatori del personaggio e del fumetto quindi a inquadrare meglio il tradimento da parte di Kaecilius e del suo piano per dare in pasto la Terra all'entità Dormammu, residente nella realtà oscura. L'ennesimo divoratore di mondi che non disdegnerebbe di banchettare con il nostro pianeta...