sabato 4 febbraio 2017

Linguaggi di programmazione al cinema

Recentemente mi son imbattuto in Skyfall, ennesimo film dedicato al personaggio di 007, versione Daniel Craig. Per altro non è neanche male come pellicola solo che, per la seconda volta, non son riuscito a vederlo tutto. 
La prima volta ho cercato di guardarmelo in aereo, non so se dal ritorno dalla Cina o se da Singapore. Fatto sta che ero provato e assonnato; avevo cercato strenuamente di resistere - nonostante sia un film in cui l'azione non manca affatto - ma ugualmente c'è stato il buio, il capo ciondolante, la meditazione suprema, quindi il risveglio sulle scene finali giusto un minuto prima dei titoli di coda. Solo che, in quell'occasione, ho sbadigliato, mi son sistemato sul sedile, poi mi son guardato attorno con espressione da nobile e poi ho optato per guardare altro, scegliendolo dal menù, fosse mai che qualcuno sospettasse che mi fossi appisolato... 
La seconda volta invece ho visto la parte centrale, fino alla cattura di Javier Bardem biondo, e poi...beh, son dovuto andar via per cui non ho materialmente potuto proseguire con la visione.
Ma prima o poi lo recupererò :-)
Fatto sta che in questo film, ad un certo punto, compare la classica scena in cui l'informatica la fa da padrone. Il che ci porta al motivo e al senso - sempre se ne possiede uno - di codesto post. 
Lo so che i film non sono la realtà ma, dico io, è possibile almeno cercare di trasporre sullo schermo qualcosa di vagamente realistico?
Nello specifico mi riferisco alla sequenza con l'agente Q (Ben Wishaw) alle prese con il pc del cattivone, questo prima dell'infezione della rete della sede (temporanea) del MI6. 
Ordunque, abbiamo un programma sviluppato in un linguaggio ignoto, all'interno del pc del cattivone ricordiamolo, che deve essere esaminato...motivo per cui ha più che senso attaccarlo alla rete aziendale ed esplorarlo senza prendere alcuna precauzione. Manco il Norton c'hanno all'MI6. Inevitabile la tragedia e la brutale infezione di ogni server.
Ma questo non mi interessa. Mi preme invece soffermare l'attenzione su come è stato reso il linguaggio di programmazione, qualunque fosse, all'interno del film:



Ecco, quelle scie luminose a tutto schermo sono, a detta loro codice, un qualche cavolo di programma mutante - eh beh... anche la robaccia che scrivo io muta dopo un po' di giri di debug e bug fixing ... - scritto con un linguaggio di programmazione evoluto e che, a maggior ragione, solo menti elette sanno interpretare.
Forse con un bel po' di cabernet in corpo pure io lo affermerei.
Ora, capisco che ci siano esigenze sceniche, dinamiche di sceneggiatura tali per cui bisogna far comprendere allo spettatore medio la complessità di algoritmi, controlli, moduli software e via dicendo, usare immagini e metafore per concetti che non sono noti a tutti, ma...caspita...non è un po' esagerato e fuorviante?

Che poi, va a finire che la gente pensa davvero che l'informatico medio lavori con tecnologie avanti anni luce rispetto a quelle disponibili per il volgo, e che percepisca davvero la realtà nel seguente modo:


In realtà, ovviamente non è proprio così.
Noi informatici siamo anche in grado di scegliere in quale gradazione cromatica percepire il mondo :-)
Al di là degli scherzi, in effetti l'immagine di prima è pura fantascienza, presa dal primo Matrix (un vero capolavoro!). 
Nella vita reale noi informatici si ha a che fare con qualcosa di oggettivamente diverso.
Ma l'esperienza di programmazione non si riduce nemmeno a quanto visto in Codice Swordfish dove Hugh Jackman ha aperto gli occhi al mondo sulla programmazione a oggetti...


... che non è codesta cosa qua, nella quale dalla mera modellazione in 3D di una figura a caso si ottiene un virus informatico.
Vero è che nel medesimo film si assiste pure ad una "drammatica" rappresentazione delle condizioni in cui certa gente si trova a lavorare:


Solo che la donnina non c'è mai, il pc scrauso e non connesso alla rete magari sì, la pistola puntata alla testa ... metaforicamente parlando pure, soprattutto nel caso non si rispettino scadenze o requisiti pensati un secondo prima da qualche genio di turno e che vanificano settimane di analisi e programmazione. 
Tradotto: "Stai dicendo che il programma non fa quello che ho appena pensato dovesse fare? " 
"Ehm..." 
"E allora non va bene..." 
Ora che ci penso, se non erro, almeno in Blackhat, film di Mann con Thor per protagonista (perché mediamente così sono tutti gli informatici che si rispettino...) e focalizzato sul cyber-spionaggio/crimine - anche perché pure questo me lo son visto minimo l'anno scorso, a bordo della Qatar Airways -, c'erano delle scene dedicate alla programmazione in cui, forse, si scorgeva qualcosa di simile alla realtà quotidiana sperimentabile sul pianeta Terra:




Dubito comunque che la categoria degli informatici, che rimane una delle più vaghe e generiche nella percezione del mondo del lavoro e della gente comune con cui si ha a che fare (e sì, sistemiamo pc, ciascuno di noi, da mattina a sera), avrà mai una degna trasposizione al cinema, almeno per quanto riguarda la rappresentazione di dinamiche normali, tuttavia sono ottimista.
E nel frattempo cerco di ritagliarmi un po' di tempo per Mr. Robot dove, manco a dirlo, l'informatica c'entra eccome. Staremo a vedere :-) 

Nessun commento: