domenica 19 novembre 2017

Iron Fist (Prima Stagione)

Titolo: Iron Fist (prima stagione)
Episodi: 13
Anno: 2017
Genere: supereroi, azione

La trama in breve:
Tornato a New York City dopo essere scomparso per anni con l'intenzione di ristabilire un rapporto con il suo passato e la sua famiglia, Danny Rand, un miliardario trasformatosi in un monaco buddista ed esperto di arti marziali, combatte contro i criminali e corrotti della città attraverso la sua incredibile padronanza del kung-fu e la capacità di evocare la straordinaria potenza del Pugno d'Acciaio di Iron Fist. (fonte comingsoon)

Il mio commento:
Sinceramente, come personaggio dei fumetti, lo conosco davvero poco. Tuttavia, osservando la sua controparte fumettistica, incrociata, se non erro, nella mini saga Avengers vs X-Men, mi ero fatto un'idea (vaga) di Iron Fist pensando a lui come a un uomo dal carattere piuttosto definito e adulto. Un tipo risoluto, tosto, esperto conoscitore delle arti marziali, un combattente insuperabile, una persona saggia ed esperta, solida.


E, ricollegandomi a un commento apparso su I 400 calci relativo al quarto capitolo della saga di Undisputed, non ci avrei visto male un artista marziale del calibro di Scott Adkins a impersonarlo. O comunque avrei scelto un attore vicino al mondo marziale, qualcuno che mi trasmettesse il sacrificio e la dedizione di anni e anni trascorsi ad allenarsi assiduamente. 
Non avrei optato per (il fu) l'ambiguo ser Loras Tyrell di Game of Thrones, ossia l'attore Finn Jones.
Fatto sta che lui han scelto e lui ci dobbiamo far andar bene. 
Nel complesso, tutto sommato, non se la cava neanche male anche se quello che riesce a regalarci è un personaggio poco incisivo, combattuto per carità, ma ingenuo e, diciamocelo, non così invincibile come invece ossessivamente vorrebbe farci credere. 
La serie in sé poi risulta un po' noiosa, con altri e bassi: da una parte il dissidio e i raggiri in cui si muove Danny, dall'altra gli intrighi e le beghe della famiglia Meachum, famiglia co-fondatrice della multinazionale Rand. Amici - nemici, con personaggi torbidi, facili al vizio, al ricatto, alla violenza seppure con un minimo di anima.
Infine, e probabilmente è qui che la serie ha toppato oltre che nel ritmo un po' troppo rilassato che tende a risultare noioso, ci stanno i nemici, i cattivoni. 
Se in Daredevil si faceva notare un certo signor Kingpin, qui c'è una misteriosa setta nominata La Mano, un'entità che dovrebbe essere un mix tra una setta e una mafia ma, purtroppo, non così ben definita o caratterizzata che rappresenta l'obbiettivo finale della missione del Pugno di ferro. Che, al contempo, dovrebbe proteggere la città sacra di K'un-Lun, una città apparentemente situata in un'altra dimensione raggiungibile dalla Terra ogni tot anni in cui Danny ha vissuto per 10/15 anni e in cui ha ottenuto il titolo di Iron Fist. Ora, se colui che deve sgominare i nemici è anche costretto a pattugliare senza sosta una città irraggiungibile, è evidente che abbiamo un problema: chi glielo fa fare ai nemici di attendere che il passaggio si apra? Non è più comodo portare avanti loschi traffici e piani malvagi altrove, tipo a New York? In fondo, anche volendo, il poderoso Iron Fist che dovrebbero temere se ne sta altrove...






Pensa se invece gli distruggessero il punto di contatto verso il nostro mondo: una legione di arme immortali (gli Iron Fist) bloccati per sempre nell'altra dimensione...
Ma a questo gli sceneggiatori non hanno ancora pensato, mi sa, oppure c'è una ragione per tutto ciò per cui non indugiamo troppo in codesto pensiero e procediamo.
E poi, cosa ci sta a K'un-Lun di così meraviglioso e prezioso? 
E su, dai, fateci pure vedere sta città e come si raggiunge... cosa che in effetti ci mostrano nell'ultima puntata: pare che basti inerpicarsi per l'Himalaya e il gioco è fatto...e io che fantasticavo su portali stile Stargate...vabbè...
Altro motivo che scombussola non poco il nostro protagonista che, non appena ha potuto, ha abbandonato la via monastica e, in barba a ogni controllo di frontiera e al daspo dei migranti/turisti provenienti da certi Stati, per arrivare nella metropoli statunitense per eccellenza a riprendersi (i soldi e) il posto che gli spetta nella società. 
Per combattere meglio la Mano, ovviamente. 




Nel corso della storia, tra alti e bassi, riuscirà anche a trovare l'amore, e non solo in senso platonico e spirituale, (altro punto a favore del restare distante dalla vita monastica) e a infliggere qualche colpo a codesta associazione criminale, non prima di aver avuto un diverbio con un altro candidato al potere di Iron Fist che, anche lui in barba a ogni criterio di cui sopra, riesce ad arrivare fino a Danny per aiutarci a capire qualcosa in più del suo passato e aprire la strada allo sviluppo di nuove sotto-trame.
Solo che, come già detto, in tutto questo è proprio la presenza della Mano che non si fa tanto sentire: i media non ne parlano, non ci sono azioni eclatanti, gli unici che sanno della loro esistenza parrebbero essere Danny e i Meachum e un po' di sgherri della mafia cinese locale... 
Pure i capi di questa organizzazione restano delle macchiette: da un lato Madam Gao, misteriosa, introversa, crudele e temibile quando serve, ma dall'aspetto di un'adorabile e pacifica vecchietta (probabilmente incarna gli aspetti più tradizionalisti e conservatori della Mano) e dall'altra il signor Bakuto, più affabile, giovanile, viscido, ma anche dall'indole più subdola e imprenditoriale (il moderno che avanza). Per non parlare dei poveri scagnozzi, che non sanno cosa siano le armi da fuoco e al massimo girano con sciabole da wushu sportivo, che manco tagliano...
I Meachum costituiscono poi un altro elemento di dubbio interesse della serie in quanto rappresentano "l'unica famiglia" rimasta per Danny, ma al contempo sono personaggi viscidi, manovratori, calcolatori, falsi... non tanto perché chi gestisce una multinazionale debba esserlo per forza  ma perché interessati a mantenere la propria posizione sociale e, al contempo, a garantire i propri servigi alla Mano che ha risparmiato la vita di Harold, capofamiglia e socio di Wendell Rand. Probabilmente Harold è uno di quei personaggi che contribuisce a dar valore a questa serie, una sorta di deus ex-machina eppure schiavo della Mano, un padre ma anche un assassino, un lucido calcolatore ma anche un violento e, di tanto in tanto, pazzoide...mi domando come abbia fatto a resistere così tanti anni rinchiuso nel suo super-attico senza, come dire, presenza femminile...a meno che il suo povero stagista...oddio, non voglio neanche pensarci... 




Per cui, ecco, al netto dell'indubbio impegno per creare questa serie e gestirla con il budget disponibile - sprecato più in sfarzose location e vestiario adatto a dei miliardari degni di questo nome -, al netto dei saltuari combattimenti e del potere misterioso e non così ben sfruttato dell'Iron Fist - senza contare il numero di volte che questo termine viene ripetuto ("Io sono l'Iron Fist!" "E' questa la missione dell'Iron Fist" "Questo è il potere dell'Iron Fist") più per auto-convincimento del protagonista che altro -, questa rimane a mio avviso una serie non così ben riuscita. L'idea di un'arma vivente è interessante, così come mi sarebbe piaciuto aver avuto maggiori assaggi del potere mistico padroneggiato da Rand ma, purtroppo, qualcosa sembra non aver funzionato a dovere: sarà il personaggio in sé, sarà stato il contesto, ma non ho provato il medesimo coinvolgimento e interesse sperimentato, ad esempio, con Daredevil o con altre serie in visione su Netflix. 
Mi è rimasta neutra, come un prodotto ben confezionato ma dal contenuto discutibile. 
L'impressione è che mancasse qualcosa e/o che su certi aspetti si sia insistito tanto per niente, vedasi dinamiche legate a Colleen che partecipa a combattimenti clandestini, mentre su altri poco o nient'affatto.
Vedremo che accadrà nelle prossime stagioni però mi sa che se non si trova un villain dignitoso o non si sporca un po' il personaggio di Danny, la serie non avrà molto futuro....idem per il ritmo, altro aspetto che penalizza la serie, proprio per il fatto di dare troppo spazio e dialoghi e situazioni da soap-opera rispetto a vere e proprie situazioni che possano dare spessore alla storia.






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